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          Si sfila il treno dalla pensilina
          come sangue che svuoti la vena1
          Questo viaggio, lo so, non ha ritorno,
          non sei rondine da attendere al nido.
    
      5  E da ieri qui il cielo è di piombo,
          la notte è senza zefiro2 né grido,
          questi tetti del nord fra aguzzi spigoli
          d'argento mi trafiggono3.
    
          Esserti al fianco in quell'acerbo4 volo
     10  d'allodola gaudiosa5 nella sera! 
          Ma resterò a guardarti di lontano,
          aquilone impigliato a una ringhiera6.
    
    
    [Da Il gong, Mondadori, Milano 1962]

    METRO
    Tre quartine di versi liberi, con prevalenza di endecasillabi, e con alcune rime e assonanze.

    COMMENTO
    Questo testo appartiene alla serie Tre poesie da Parigi, scritta nel 1957.

    NOTE
    1 come... vena: il treno porta via la persona amata e, assistendo alla partenza, la donna sente come svuotare del proprio sangue.
    2 zefiro: vento primaverile di ponente, tradizionalmente associato a imagini di gioia e serenità.
    3 mi trafiggono: le line aguzze dei tetti sono associate al dolore dell'autrice, come fossero spine che la trafiggono.
    4 acerbo: nel senso di giovanile.
    5 gaudiosa: gioiosa.
    6 aquilone... ringhiera: metafora riferita all'autrice stessa, che non è in grado di seguire il "volo" dell'amato.