METRO
Endecasillabi intervallati da versi brevi: quaternario (v. 3) senario (v. 11), trisillabo (v. 14), ecc.).
COMMENTO
In un colloquio interiore con la propria anima, il poeta constata che essa non prova più alcuna emozione, né di gioia né di dolore, ed è divenuta inerte come la materia, in uno stato di "rassegnazione disperata" di fronte alla perdita di valore del mondo e di attrattiva delle cose. Gli elementi della realtà (cose ed uomini) sono frammenti privo di senso e non rimandano che a sé stessi. E al poeta non resta che constatare il suo stato di separatezza, di solitudine ed alienazione, semplice oggetto tra altri oggetti.
Il mondo esterno è, dunque, pura materialità presente nella sua banale evidenza oggettiva, ma in quest'arida dimensione esistenziale il poeta sa comunque trovare il coraggio di guardare in faccia la realtà e sé stesso senza illusioni e senza cedimenti ("con asciutti occhi").
NOTE
1 Taci... soffrire: Il verbo è all'indicativo, e vale come constatazione più che invito, come si può osservare anche al v. 4. "Soffrire e godere della propria solitudine è ancora da considerarsi un privilegio romantico, un lusso sentimentale" (Gioanola).
2 rassegnata: anticipa la "rassegnazione disperata" del v. 9.
3 tedio: parola-chiave del tardodecadentismo, indica uno stato d'animo simile alla "noia" leopardiana o allo "spleen" baudelairiano. Respingendolo, Sbarbaro si dichiara estraneo al movimento.
4 Giaci: Rima significativamente col "Taci" iniziale.
5 rassegnazione disperata: come nota Gioanola, il contrario della "serena disperazione" di Saba.
6 se il cuore... il fiato: se la morte vera e propria seguisse a quella psicologica in atto.
7 E gli alberi... donne: L'enumerazione tautologica sottolinea l'assenza di un lato nascosto o segreto delle cose e dell'esistenza stessa: "tutto è quelo / che è, sotanto quel che è".
8 la sirena del mondo: la "vicenda" esaltante ed allettante del mondo, che ha perso ogni lusinga.
9 io guardo... stesso: il motivo del "vedersi" è tipico del decadentismo: basti pensare a Pirandello. Qui Sbarbaro ne attenua l'ansietà col disincanto: "con asciutti occhi", cioè senza coinvolgimento emotivo.
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