O mamma dei miei sogni, che vecchierella sei!
Se potessi mai darti la vita che ti sfugge, travasar nelle fragili tue arterie le mie arterie, dar la mia testa solida per la tua vacillante, 5 con le mie forti viscere sostiuir le tue viscere, il mio cuor rimbombante come una salda incudine con il tuo barattolo, che palpita sfinito; se offrire a te potessi degli occhi miei la luce, delle mie dita il tatto per risentirti ancora 10 con amoroso tocco carezzarmi la fronte, le mie nari sensibili perché tu fossi avvolta in soavi profumi, e a te dare il mio orecchio per farvi risonare del creato il concerto; se accenderti potessi dandoti il mio calore, 15 trasformerei il mio corpo in una torcia ardente, in un purpureo incendio che a te, con la sua luce, desse, mamma, la forza della mia carne forte ed il bruciante fuoco, mamma, della mia mente. Mamma dei miei dolori, che vecchierella sei! [In Poesie alla madre, a cura di L. Santucci, Mursia 1967] |
|