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          Solo e pensoso i più deserti campi
          vo misurando a passi tardi e lenti;
          e gli occhi porto, per fuggir, intenti
          dove vestigio uman l'arena stampi.
    
    5    Altro schermo non trovo che mi scampi
          dal manifesto accorger de le genti;
          perché negli atti d'allegrezza spenti
          di fuor si legge com'io dentro avvampi:
    
          sì ch'io mi credo omai che monti e piagge
    10  e fiumi e selve sappian di che tempre
          sia la mia vita, ch'è celata altrui.
    
          Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
          cercar non so, ch'Amor non venga sempre
          ragionando con meco, ed io con lui. 
    
    
    [da Rime, Longanesi, Milano 1976]

    METRO
    Sonetto con schema di schema metrico ABBA ABBA CDE CDE.

    COMMENTO
    In questo sonetto, uno dei più celebri del Canzoniere, compaiono alcuni temi ricorrenti della poesia di Petrarca: la ricerca della solitudine, il contatto con la natura, il pudore dei propri sentimenti.
    Il poeta mostra sé stesso come afflitto dalle pene amorose e vergognoso della propria condizione. Vaga dunque per la campagna in cerca di luoghi deserti perché altrimenti chiunque, osservando la tristezza dei suoi gesti e del suo volto, si accorgerebbe che egli è innamorato. Ma se riesce, in tal modo, a tener nascosto agli uomini il proprio sentimento, questo è così forte ed evidente che non può essere celato alla natura; e per quanto selvaggi siano i luoghi in cui il poeta fugge, Amore lo accompagna ovunque e "ragiona" con lui.