METRO
Versi liberi raggruppati in due strofe, la prima di dodici versi e la seconda di sette.
COMMENTO
Questa poesia, incentrata sulla delusione amorosa patita per l'attrice americana Constance Dowling, fu pubblicata nella raccolta omonima, edita postuma nel 1951 dopo il suicidio dell'autore.
Il testo sviluppa infatti una breve e impietosa riflessione del poeta sulla fine di un amore che chiude ogni speranza sul futuro: il primo verso, come una legge ineludibile, sancisce lunione tra gli occhi dell'amata e la morte che il poeta immagina imminente (il testo riporta la data del 22 marzo 1950, ovvero poco più di cinque mesi prima della morte di Pavese, che si tolse la vita il 27 agosto dello stesso anno).
La seconda parte, simmetricamente alla prima, si apre con una considerazione di carattere sentenzioso ("Per tutti la morte ha uno sguardo", v. 13), che focalizza l'associazione morte-occhi, ribadita dal v. 14, identico al primo (per ripetere appunto che, per il poeta, lo sguardo della morte avrà gli occhi della donna da lui vanamente amata).
Qualunque sia il motivo della morte, il verso finale affida al nulla e all'oblio il destino non solo del poeta, ma di tutti gli uomini.
NOTE
1 avrà i tuoi occhi: mi guarderà attraverso i tuoi occhi.
2 un vizio assurdo: attrazione, maniacale e incomprensibile, del suicidio (Il vizio assurdo è il titolo della biografia di Pavese scritta dall'amico Davide Laiolo).
3 i tuoi occhi: A parte l'anafora fra questo e i vv. 1 e 14, in questa prima strofa va segnalato l'uso dell'enjambement (vv. 2-3; vv. 4-5; vv. 5-6), che mira a sottolineare i momenti di delusione dell'io poetico.
4 quel giorno: il giorno della morte.
5 smettere: abbandonare, interrompere.
6 riemergere: riaffiorare, riapparire
7 gorgo: l'abisso della morte e quindi del nulla.
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