METRO
Due terzine di endecasillabi concluse da un endecasillabo isolato, essendo il v. 2 riconducibile a tale misura per dieresi di «strïa» e il v. 11 per dialefe in coincidenza
del punto fermo.
COMMENTO
In una lettera a Silvio Guarnieri, del 29 novembre 1965, Montale commenta: "Serenata indiana, temo che il titolo sia di Shelley. Il polipo può esser le spirali delle onde nell'ora vespertina oppure l'inconoscibile, il futuro negativo. Non è per Clizia. Paesaggio versiliese. Non è per lo stesso personaggio di Su una lettera non scritta.
Scrive Marica Romolini: "La lirica è simmetricamente bipartita in due blocchi. La prima parte del componimento è circoscritta dalla rima "sere / potere", che si riverbera per assonanza imperfetta (ossia di sola tonica) in "aloè" e
per consonanza in "mare", che a sua volta è ripreso da "appare". I versi centrali sono invece uniti dalla rima interna "mano / lontano" e da quella esterna "fingi / stringi". Allo stesso tempo "follia", che resta irrelata, ha in realtà un precedente nella "stria" che conclude il primo emistichio del v. 2. Gli "aloè" del v. 3 iniziano inoltre una catena di rime ossitone che percorre entrambi i blocchi legando a fine verso "aloè / è / te", con il sostegno di forti puntelli di rime al mezzo con "me / è / te2. Tra l'altro in tal modo è nuovamente ribattuta la tonica /e/ che aveva dato avvio alla lirica e che racchiude sia la prima che la seconda parte del componimento, dal momento che domina anche la rima imperfetta "tiene / appartieni". La terza e quarta terzina sono infatti unite, a differenza delle precedenti dove le omofonie sono più istituzionali, da ripetizioni ("non", "te"), anadiplosi ("non è, / non è
così"), rime imperfette ma arricchite dalla coincidenza di suoni che precedono l'ultima vocale tonica, come nel caso appena citato di "tiene / appartieni" e in "soglie / "scogli". Il titolo Serenata acquista dunque un senso pieno, concretizzandosi in un'orchestrazione musicale fitta di
riprese che dettano il ritmo. Oltre alle osservazioni appena fatte, si noti la partitura dell'incipit: l'attacco "È pur nostro" è quasi specularmente riproposto al verso seguente "E per noi è", con uno slittamento in avanti della /e/ tonica che rilancia la tensione fino all'appoggio della voce su "aloè". (Marica Romolini, Commento a «La bufera e altro» di Montale, Firenze University Press
2012, p. 38).
NOTE
1 È... sere: Lo spegnersi della sera, che inizia a confondersi col buio della notte, coinvolge anche i due protagonisti, probabilmente nel senso che il "disfarsi" è riferito al rapporto tra il poeta e la donna, cioè allo scioglimento del vincolo che finora li aveva uniti..
2 E... aloè: come precisato da Montale a Silvio Guarnieri, e come testimoniano gli "aloè", il paesaggio è versiliese. Il mare riflette l'ultima striscia di luce del tramonto, che raggiunge il parco colpendo le piante e investendo i due protagonisti.
3 Puoi... lontano: "l'unione profonda e l'abbandono sarebbero possibili solo se la donna fingesse, illudendosi con convinzione, di essere vicina al poeta e se, a sua volta, il poeta si lasciasse follemente trascinare da lei" (Marica Romolini)..
4 e ciò... potere: è la terza condizione dell'ipotetica. Il poeta potrebbe credere nel rapporto se percepisse che la donna ha davvero il potere di determinare le sue azioni ("ciò che stringi") e di concretizzare le sue parole, le sue promesse ("ciò che dici").
5 Il polipo... te: il "polipo" è il mostro informe degli abissi e, proprio in quanto tale, rappresenta l'inconoscibile, il futuro negativo, il male capace di assumere le più svariate forme per infiltrarsi nell'esistenza" (Marica Romolini).
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