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         Avevamo studiato per l'aldilà
         un fischio, un segno di riconoscimento.
         Mi provo a modularlo nella speranza
         che tutti siamo già morti senza saperlo.
    
    
    [Ora in Eugenio Montale, L'opera in versi, Einaudi, Torino 1980, p. 284]

    METRO
    Quartina di versi liberi, senza con rime ma con assonanze ai vv. 1-3 ("Avevamo studiato / modularlo"), 2-4 ("riconoscimento / saperlo"), 3-4 ("modularlo / saperlo"), e varie allitterazioni (s e r in "studiato / fischio / segno / riconoscimento / modularlo / speranza / siamo /senza / morti / senza / saperlo").

    COMMENTO
    In questa breve poesia, di appena quattro versi, siamo ancora di fronte al tema della "comunicazione" del poeta con l'ombra di Mosca. Ma mentre nelle composizioni precedenti era Mosca ad apparire al poeta, ora è il poeta che vorrebbe mettersi in contatto con lei attraverso quel "fischio, un segno di riconoscimento" che i due avevano "studiato" per comunicare anche oltre la morte. Ma il poeta sa bene che non è possibile una reale comunicazione tra vivi e morti: l'unica comunicazione possibile (ma ovviamente improbabile) è quella tra morti e, in questa direzione si accende la "fantasia paradossale del poeta che vorrebbe essere già morto per comunicare con l'amata" (Marco Forti,Eugenio Montale. La poesia, la prosa di fantasia e d'invenzione, Mursia, Milano 1983, p. 363).