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         Io sono una cantante libera1,
         sono un'entusiasta del pensiero,
         mi inerpico su teneri arboscelli2
         e dico che sono alberi grandi3.
    
     5  Patisco di questi abbagli dolcissimi4,
         patisco di questi abbagli
         ma poiché sono imprecisa5
         gravito6 sempre verso il dubbio
         sulla santità di Caino7.
    
    
    [Ballate non pagate, Einaudi, Torino 1995]

    METRO
    Versi liberi raggruppati in due brevi strofe di diversa lunghezza: rispettivamente quattro e cinque versi.


    COMMENTO Questa breve poesia è divisa in due parti: la prima contiene una dichiarazione di poetica; la seconda ha un carattere riflessivo.
    Più che il significato colpisce forse il significante: l'intera lirica è infatti attraversata dalla ricorrenza del fonema s, presente in tutti i versi, che trasmette la sensazione di un sussurro, come se si trattasse di una declamazione ma bensì di una confessione, una sorta di confidenza della poetessa al lettore.

    NOTE
    1 cantante libera: cioè una poetessa non legata a "scuole", tradizioni o precisi ambienti letterari.
    2 mi inerpico... arboscelli: mi muovo in una dimensione fragile.
    3 e dico... grandi: e dico che i miei pensieri (benché legati ad argomenti minimi, ad avvenimenti quotidiani) sono importanti.
    4 Patisco... dolcissimi: equivoci (ma assai consapevoli) come quello di credere grandi molte cose piccole.
    5 imprecisa: vaga, approssimativa (nel far corrispondere la parola poetica alla realtà descritta).
    6 gravito: mi dirigo (inevitabilmente)
    7 sulla... Caino: sulla possibilità che, dei due fratelli biblici, quello buono e giusto fosse Caino, e non Abele. Cioè, fuor di metafora, che la sua poesia, fragile e quotidiana, sia migliore di quella dei "poeti laureati".