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          Ecco che cosa resta
          di tutta la magia della fiera:
          quella trombettina,
          di latta azzurra e verde,
     5   che suona una bambina
          camminando, scalza, per i campi.
          Ma, in quella nota sforzata,
          ci son dentro i pagliacci bianchi e rossi;
          c'è la banda d'oro rumoroso,
    10  la giostra coi cavalli, l'organo, i lumini.
          Come, nel sgocciolare della gronda,
          c'è tutto lo spavento della bufera,
          la bellezza dei lampi e dell'arcobaleno;
          nell'umido cerino d'una lucciola
    15  che si sfa su una foglia di brughiera,
          tutta la meraviglia della primavera.
    
    
    [Il quaderno dei sogni e delle stelle, 1924]

    METRO. Versi liberi.

    COMENTO.
    Come ha osservato Elio Gioanola, "è la poesia più antologizzata di Govoni, e giustamente. Si tratta di un risultato di estrema purezza, ottenuto coi mezzi più semplici (...). Non che Govoni dimentichi la sua felicità inventiva e coloristica e anzi proprio la semplificazione l'accentua: la bambina che nella sua trombettina di latta da quattro soldi, stonata, rappresenta tutta la felicità della fiera e della vita stessa, finisce per diventare il simbolo di una poesia, e di questa in particolare, capace di sintetizzare coi suoi pochi e vivacissimi colori la meraviglia per lo spettacolo sempre nuovo della realtà. Questa poesiola fa pensare in modo irresistibile ad una pittura naïve particolarmente felice: in questo senso la bambina è anche un modello d'identificazione per il poeta, che pensa-sente come lei, immedesimato nella sua felicità e nella sua immaginazione, capace, come è solo capace la fantasia infantile, di inventare le cose più meravigliose a partire dallo spunto più povero. La realtà diventa sogno, mantenendo tutte le sue caratteristiche più minute e i suoi colori, ma perdendo quelle coordinate di spazio e tempo che la imprigionano nelle prospettive rigorose del mondo adulto e colto".
    Per chiudere, una sola annotazione: l'aggettivo "scalza" del v. 6 non è un particolare secondario, perché sta ad indicare la totale adesione della bambina alla natura circostante, una specie di panismo spontaneo e inconsapevole.