Morte non esser fiera, pur se taluni t'abbiano chiamata
terribile e possente, perché tu non lo sei; ché quei che tu credi di travolgere non muoiono, povera morte, né tu puoi uccider me. 5 Dal riposo e dal sonno, che non son che tue immagini, molto piacere deriva, quindi da te dovrà derivarne maggiore, e i nostri migliori se ne vanno per primi con te, riposo delle loro ossa, liberazione dell'anima. Tu sei schiava del Fato, del Caso, di re e di disperati, 10 e dimori col veleno, con la guerra e con l'infermità, e oppio o incanti possono farci dormire altrettanto e meglio del tuo colpo; perché dunque insuperbisci? Trascorso un breve sonno, noi vegliamo in eterno, e more più non sarà; Morte, tu morrai. [In Liriche sacre e profane - Anatomia del mondo - Duello della morte, Mondadori, Milano 1983. Traduzione di Giorgio Melchiori] |
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