METRO
Madrigale di due terzine, con rime o assonanze parallele, e un distico dissonante. I versi sono tutti endecasillabi.
COMMENTO
Questo componimento è l'ultimo di undici madrigali, appartenenti all'Alcyone, che svolgono il tema della lenta agonia dell'estate. Lo spunto è offerto dall'osservazione di una palude che trasmette al poeta sensazioni di disfacimento e di morte. Lo stile, aulico ed evocativo, tende ad esprimere con un ritmo franto e martellante, l'ossessione di essere progressivamente ma irreversibilmente risucchiati nel fango di un inesorabile declino. In questo senso va inteso il richiamo a Dante nel titolo (VII canto dell'Inferno): la "belletta" è simbolo di distruzione e dannazione.
Come osserva il Pazzaglia, questo è il madrigale che "con maggiore incisività dà il senso d'una natura immersa nella dissoluzione che precede la nuova metamorfosi delle cose. In comunione fisica con esse, in un'assenza totale, si direbbe, d'interiorità lirico-soggettiva, l'animo del poeta è tutt'uno con la vita delle sensazioni, e in queste si rapprende la vaga fascinazione di morte che diffondono intorno le cose avvizzite, col loro sentore di maturità sfatta".
NOTE
1 belletta: termine di origine dantesca, che indica la fanghiglia delle paludi.
2 persiche mézze: pesche troppo mature, quasi marce.
3 passe: appassite.
4 lutulento: fangoso; dal latino lutum = "fango".
5 dolcigna afa di morte: dolciastro odore di putrefazione.
6 le bolle... silenzio: il processo di putrefazione produce delle bolle di gas che salgono in superficie.
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