METRO. Tre strofe di quattordici versi di varia lunghezza. Ad ogni strofa è intercalata una "laudazione" di tre versi. Il terzetto riecheggia il Cantico delle creature di san Francesco ed è composto da un endecasillabo, dal trisillabo "o Sera" associato a un dodecasillabo, e da un quinario.
COMMENTO
Composta nel 1899, la prima lirica dell'Alcyone (ovvero il terzo libro delle Laudi, uscito alla fine del 1903) si ispira simultaneamente al misticismo del Cantico delle creature di san Francesco e a quella sensualità sentimentale che rappresenta il carattere inconfondibile di D’Annunzio. Come in una lunga frase musicale, in ampi intrecci tematici di rime e di versi, variati con raffinata maestria, la voce monologante, quasi in preghiera, descrive nelle tre strofe la fine del pomeriggio, la sera e l'inizio della notte, e realizza nel fluire di immagini, sensazioni e stati d'animo una lenta metamorfosi dal paesaggio della natura a quello mentale.
La dolcezza della sera sopravveniente, nel silenzio della campagna fiesolana, il trascolorare del cielo e dell'aspetto delle cose, le suggestioni che la natura trasmette, gli inviti ad ineffabili fantasie che essa suggerisce... sono resi dal poeta con una tale capacità di cogliere le più segrete rispondenze tra paesaggio e stato d'animo che, da un lato, rendono impossibile una trascrizione adeguata di questi versi in un linguaggio logico discorsivo (talmente rarefatto ed impalpabile è il loro contenuto) e, dall'altro, ne fanno uno dei risultati più alti della poesia dannunziana.
Da notare fra l'altro che il rapporto di reciproca penetrazione, di osmosi tra l'autore e l'ambiente, tra stato d'animo e paesaggio, trova una sua soluzione poetica validissima nella personificazione della sera, nella riduzione cioò di un momento della giornata a dimensione umana: la sera dal "viso di perla", dalle "vesti aulenti", dai "grandi umidi occhi".
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