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          Quando la lodoletta vedo battere
          gioiosamente l’ali incontro al sole,
          ed ecco s’oblia1 e si lascia cadere
          per la dolcezza che le giunge al cuore,
      5  ah! sì grande invidia mi prende
          d’ogni essere ch’io veda gioire,
          ch’è meraviglia se tosto2
          il cuore dal desio non mi si strugge3.
          Ahimè! tanto credevo sapere
    10  d’amore, e tanto poco ne so!
          ché non posso tenermi d’amare4
          quella da cui nulla mai otterrò.
          Tolto5 m’ha il cuore, tolto m’ha me stesso,
          e se stessa m’ha tolto6, e tutto il mondo:
    15  e al togliermisi, nulla m’ha lasciato
          se non desiderio e cuore bramoso7.
          Più non ebbi il dominio di me stesso,
          più non m’appartenni da allora,
          quando negli occhi suoi lasciò specchiarmi,
    20  in quello specchio che tanto mi piace!
          Specchio8, da quando in te mi rispecchiai,
          m’han distrutto i sospiri profondi:
          così in te mi perdei, come perdette
          sé il leggiadro Narciso9 nella fonte.
    25  Di tutte le donne dispero,
          mai più in loro avrò alcuna fiducia;
          come solevo esaltarle di lodi,
          così le lascerò di lodi prive.
          Vedendo che nessuna mi soccorre
    30  presso10 di lei che mi distrugge e annulla,
          di tutte quante pavento11 e diffido,
          ché so bene che tutte sono uguali.
          Femmina in ciò per certo si rivela12
          madonna, ond’io la rampogno13,
    35  ché non vuol quel che si deve volere
          e fa quel ch’altri non vuol ch’ella faccia.
          Sono caduto ove non è pietà
          e ho fatto come lo sciocco sul ponte;
          né so perché questo m’accade,
    40  se non ch’io volli troppo alto salire.
          Pietà è veramente smarrita
          (ed io mai la conobbi!):
          se chi più averne dovrebbe
          n’è al tutto privo, ove dunque cercarla?
    45  Ah! chi mai penserebbe in vederla,
          che questo infelice smanioso,
          che mai senza lei avrà bene,
          lasci, senz’aiuto, morire?
          Dacché presso madonna non mi vale
    50  prego14, pietà, né il diritto che accampo,
          né le viene in piacere
          ch’io l’ami, più gliene farò parola.
          Così da lei mi parto e mi sconfesso15per morto16 le rispondo,
    55  e me ne vado, dacché non mi ritiene17,
          infelice, in esilio, non so dove.
          Tristano18, nulla più avrete da me:
          me ne vado, infelice, non so dove;
          il mio canto abbandono e rinnego
    60  e da gioia e da amore m’estranio.
    
    
    [In Antologia delle letterature medioevali d’oc e d’oïl, trad. di A. Roncaglia, Edizioni Nuova Accademia, Milano 1973]

    METRO
    La canzone originale presenta sette strofe formate da otto ottonari a rima alternata (ABABCDCD) e un congedo di quattro versi. La traduzione italiana è libera, con prevalenza di endecasillabi.

    COMMENTO
    Le notazioni naturali e l'eleganza di alcune immagini (il poeta è come l'allodola che vola verso il sole) fanno da sfondo al tema dell'amore senza speranza, cui si collega il motivo della rinuncia al canto.
    La poesia si apre con il volo dell'allodola verso il sole: simbolo di gioia. Ma la dolcezza del paesaggio è un'illusione che svanisce presto: la donna, infatti, non corrisponde l'amore del poeta ed egli invidia la gioia di tutte le creature (vv. 5-6).
    Così, dopo l'immagine iniziale della natura luminosa e serena, nelle strofe successive domina un dolente pessimismo. Il poeta chiede pietà all'amata, ma dispera di ottenerla (v. 12), e il fallimento amoroso provoca sfiducia nel canto, secondo un procedimento tipico in Bernart, per il quale amore e poesia sono una cosa sola.
    In definitiva l'amore non eleva l'animo, ma lo distrugge.

    NOTE
    1 s'oblia: si dimentica di sé, travolta dall'intensità della gioia.
    2 tosto: immediatamente, nello stesso momento.
    3 dal desio non si strugge: non si consuma per il desiderio.
    4 non posso tenermi d'amare: non posso trattenermi dall'amare.
    5 tolto: spezzato, distrutto.
    6 se stessa m'ha tolto: mi ha privato di lei (mi ha tolto ogni speranza d'amore).
    7 bramoso: desideroso d'amore.
    8 Specchio: sono gli occhi della donna.
    9 il leggiado Narciso: Il mito di Narciso, raccontato nelle Metamorfosi di Ovidio (I secolo a.C.) fu ripreso da numerosi autori medievali.
    10 presso: contro.
    11 pavento: ho timore.
    12 Femmina in ciò per certo si rivela: in ciò si mostra veramente donna.
    13 ond'io la rampogno: per cui io la rimprovero.
    14 prego: preghiera.
    15 mi parto e mi sconfesso: mi allontano e mi pento di aver amato.
    16 per morto: come morto.
    17 ritiene: trattiene.
    18 Tristano: è il senhal (ovvero il nome fittizio con cui il poeta indica la donna amata). Tristano è il nome di un famoso personaggio dei romanzi cortesi, che si innamora di Isotta dopo aver bevuto un filtro magico, ma qui evoca anzitutto la tristezza del poeta.