• Dopo la morte di Hegel, la sua scuola
    si scisse in due tendenze contrapposte:
    per designarle si usan le parole
    Destra e Sinistra, utilizzate apposta
    per indicar - la prima - una tendenza
    la quale raggruppava in prevalenza

    i discepoli anziani e - la seconda -
    la corrente dei "giovani hegeliani".
    La discussione riguardava in fondo
    il rapporto fra il credo dei cristiani
    e il sistema hegeliano. Gli esponenti
    più anziani li trovavano congruenti.

    La sinistra hegeliana tese invece
    a una riforma piena e radicale
    dell'hegelismo, e per attuarla fece
    riferimento al senso naturale
    dell'uomo, che da Hegel fu privato
    di un riconoscimento più appropriato.

    Sul piano religioso, quest'intento
    diede luogo a un dibattito assai vivo
    intorno ai testi biblici e al seguente,
    intrepido e gravoso tentativo:
    ridurre il senso della religione
    ai fini di un'umana dimensione.

    Fu Ludovico Feuerbach che pose
    le basi di quell'antropologismo
    sulla cui strada ben presto s'impose
    la più nota dottrina del marxismo.
    Di questa parlerò diffusamente;
    di Feuerbach dirò più brevemente.

    [omissis]

    Più propriamente di materialismo
    è lecito parlare, ma in un senso
    diverso dall'antico, col marxismo,
    ovvero la dottrina (ma io penso
    lo sappiano già tutti) elaborata
    da Marx ed Engels, e rivisitata

    da Lenin, Mao ed altri pensatori.
    Ovviamente mi limito a illustrare
    solo il pensiero dei suoi fondatori.
    E per questo comincio ad osservare
    che anche loro rivolsero al finito
    più attenzione che non all'infinito.

    Prestando cura più all'uomo concreto
    che all'Idea o allo Spirito assoluto,
    giudicarono assurdo ed obsoleto
    sostenere (come Hegel ha creduto)
    che il movimento dell'autocoscienza
    dia senso e fondamento all'esistenza.

    È piuttosto la vita materiale,
    per Marx ed Engels, a determinare
    la formazione del mondo ideale.
    Occorre quindi mettersi a cercare
    la "molla della storia" nei contrasti
    politico-sociali, e non nei fasti

    di un'arida dialettica battaglia
    d'idee. Da quest'analisi deriva
    che la filosofia è un'accozzaglia
    di inezie - se non è propositiva:
    perché "il problema è trasformare il mondo,
    e non soltanto interpretarlo a fondo".

    [omissis]

    Chi si attiene soltanto a ciò ch'è stato
    - e quindi sa del mesto fallimento
    del comunismo in Russia - è autorizzato
    ad adombrarsi e a dirsi un po' sgomento
    per la dottrina qui testé illustrata.
    Ma io credo che vada segnalata

    l'influenza che il marxismo ha esercitato
    a livello mondiale: basti dire
    che in Europa, ad esempio, esso ha donato
    un contributo facendo capire
    quanto è importante, e quanto lo sarà,
    ora e sempre la solidarietà.

    Purtroppo (come appunto nell'Unione
    Sovietica) bisogna fare i conti
    con gli uomini, ed è certo un'illusione
    credere ch'essi siano tutti pronti
    ad aiutarsi vicendevolmente.
    È proprio questo il limite evidente

    di quella che - qualunque sia il giudizio
    sul comunismo - rappresenta in fondo
    una grande dottrina: dico il vizio
    di non vedere come, nel profondo,
    l'uomo rimanga fondamentalmente
    un egoista, irrimediabilmente.

    Sia chiaro che, per quanto può valere
    il mio giudizio, condivido appieno
    l'attesa di chi spera di vedere
    un mondo finalmente più sereno.
    Ma non ho soluzioni da proporre:
    perché tra il dire e il fare ce ne corre.