[omissis]
Nello studio del mondo naturale, in cui vigeva il verbo di Aristotele, s'impegnarono pure bene o male - finendo tutti quanti per percuotere lo Stagirita e la sua buona stella - Telesio, Bruno e infine Campanella. Bernardino Telesio infatti volle prescindere del tutto da elementi trascendenti, stimando affatto folle l'idea di far dipendere da agenti esterni alla natura il movimento nelle sue varie forme. Egli fu intento piuttosto a interpretare la natura iuxta propria principia*. A ben vedere questo è il vero motivo della dura critica ad Aristotele: il volere a tutti i costi altrove ricavare i princìpi di ciò che al mondo appare. Telesio eliminò l'interferenza di quelle vacue astrazioni che sono i concetti di forma, di potenza, eccetera. Telesio non perdona tutto questo ed afferma che l'indagine deve procedere (usa questa immagine) non ratione sed sensu*: concezione materialistica in cui non c'è posto per enti metafisici - illusione di molti altri filosofi. Piuttosto, per lui persino l'anima non vale se non come fattore materiale. [omissis] Giordano Bruno è assai più conosciuto perché finì sul rogo il 17 febbraio del Seicento. Il suo rifiuto del dogmatismo* religioso dette al tribunale dell'Inquisizione di condannarlo a morte l'occasione. Eppure occorre osservate in Bruno, nonostante il monismo e il panteismo essenziali, non manca un opportuno riferimento al trascendentalismo: al di là della mente che si trova insita nelle cose e che dà prova della sacralità dell'universo, si dà pure una Mente che sta sopra, oltre le cose stesse, e il cui diverso carattere, per quanto ci si adopra, nella sua vera e più profonda essenza, sfugge ad ogni concreta conoscenza. Ciò nonostante la Mens super omnia non è divinità nuova e distinta dall'anima del mondo: dico insomma che quest'ultima è come un'acquatinta (lo so: similitudine indecente) prodotta da una lastra precedente. E come da un disegno il produttore non è dato conoscere, così dalla natura a Dio, che n'è il creatore, non si può risalire. Fu così che Bruno disse: "Dio è sì perfetto, che sfugge ad ogni senso e all'intelletto", e al Tutto è peculiare l'infinito. In effetti la sua cosmologia si colloca (e lui stesso vi ha insistito) proprio agli antipodi della teoria aristotelica, in cui l'universo era finito e, in qualità, diverso. [omissis] |