• Raggiunto l'apogeo con San Tommaso,
    la scolastica presto si divise
    in due correnti, ma qui non è il caso
    di noverar le voci amiche o invise
    all'Aquinate. Meglio riferire
    qualcosa sufficiente a definire

    il pensiero degli ultimi fra i grandi
    pensatori scolastici: Duns Scoto
    e il suo allievo Guglielmo, esaminando
    i quali, anche se certo non in toto,
    potremo constatare da vicino
    un mondo di pensiero al suo declino.

    [omissis]

    Un empirismo ancor più radicale
    si rintraccia nell'opera di quello
    ch'è certo il pensatore più geniale
    tra i francescani: ovvero quel Guglielmo
    di Occam, le cui dottrine eterodosse
    subirono del papa le percosse.

    [omissis]

    Con Marsilio da Padova e Michele
    da Cesena, Guglielmo si schierò
    difatti coi ribelli ed il crudele
    papa Giovanni li scomunicò.
    Ma questi, anche se degni di memoria,
    son fatti che appartengono alla storia.

    Velati cenni potrete (ma è certo
    che si tratta di ben tutt'altra cosa)
    trarre da un celebre libro di Umberto
    Eco, cioè nel Nome della rosa.
    Ve lo cito per far bella figura,
    però non è di facile lettura.

    Ai nostri fini occorre invece dare
    più spazio al filosofico terreno.
    Guglielmo disse che "è inutile fare
    col più ciò che può farsi con il meno".
    Base, questa, dell'altra affermazione
    secondo cui, nella cogitazione,

    è inutile aumentare a dismisura
    quelle entità (sostanze, forme, eccetera)
    di cui la metafisica con cura
    si occupava, finendo poi per mietere
    un raccolto irrisorio, rapportato
    a ciò che in ogni tempo ha seminato.

    Per quanto nei suoi scritti essa non sia
    così chiamata, questa posizione
    assunse poi nella filosofia
    il nome o meglio la definizione
    rasoio di Occam, che sostanzialmente
    vuol dire questo: che stupidamente

    si cerca una complessa spiegazione
    laddove una più semplice è bastante.
    Da ciò deriva che la spiegazione
    razionale di Dio non è probante,
    essendo un sogno assurdo ed impossibile
    dare prova di ciò ch'è inconoscibile.

    Occam concluse, con sincerità,
    che solo e unicamente per la fede
    le soprannaturali verità
    hanno un senso, ma in esse non si vede
    alcunché di concreto ed è evidente
    che in esse la ragione non può niente.

    In sostanza, scindendo nettamente
    la ratio dalla fede, l'occamismo
    venne a negare che nel trascendente
    si possa entrare col razionalismo.
    Perciò Guglielmo di Ockam rappresenta
    nel cielo medievale una tormenta:

    dopo di lui, infatti, la scolastica
    non elabora più grandi sistemi,
    anzi si assiste ad una crisi drastica
    di tale tradizione, il cui supremo
    obiettivo era quello di approdare
    al divino mediante il razionale.