Attraverso questa stupenda figura di moderno antieroe - una specie di poeta o cantastorie a metà strada fra l'artista bohémien e il semplice clochard - De André intona un canto lieve e commosso alla libertà. Un canto ironico ed insieme struggente, nel quale il ripudio di un'esistenza tipicamente borghese non equivale a un'evasione di comodo, a una mancata assunzione di responsabilità, bensì al fermo proposito di scegliere da sé il proprio destino sottraendolo alle convenzioni e ai condizionamenti sociali. A tale riguardo, risultano illuminanti i vv. 17-18:
che costituiscono il punto nodale del componimento, con la pacata esortazione ad accettare un punto di vista contrapposto a quello generalmente condiviso. [omissis] Imprevisto e toccante il finale:
Imprevisto e toccante, ma incerto: sospeso fra sogno e realtà. Attesa senza soluzione. Speranza priva di certezza. L'uso del futuro, infatti, sta ad indicare che ciò che vien detto è ciò che il fannullone desidera si avveri. Ma il testo non dice se tale desiderio si tramuterà in realtà. Resta l'ottimismo di fondo del protagonista; e la morale che se ne può trarre, ovvero che la felicità sta nelle piccole cose: "una notte d’estate", "le stelle incantate", "la luna" argentata che posa "sopra la schiena dei gatti in amore". E ancora e soprattutto nell'amore, reale o sognato che sia, e non nel possesso di beni materiali o nella condizione sociale. [omissis] |