L'aforisma (dal greco aphorismós, che significa "definizione") è una breve frase in cui si compendiano riflessioni di vario genere, più o meno intense e prolungate, più o meno pressanti o differite nel tempo, su fatti ed esperienze vissuti in prima persona o solamente osservati, al fine di trarre e spesso suggerire "giudizi" e "insegnamenti" sui vari aspetti della vita.
Se (come credo, altrimenti non l'avrei così enunciata) tale definizione è corretta, è lecito affermare che l'aforisma è, o aspira ad essere, una delle forme intellettuali in cui si esplica l'umana saggezza, che è poi la meta suprema dell'etica, se non della vita. Anzi, essendo fra tali forme la più "sintetica", è potenzialmente la più utile per chi legge, dato che, in cambio di una piccola quantità di tempo e un minimo dispendio di energie, offre ampi orizzonti esistenziali e concettuali, entro i quali poter interpretare gli eventi e regolare la propria condotta. [omissis] L'aforisma si colloca dunque in quella tipologia di enunciati appartenenti all'etica, vale a dire (metafisica a parte) la disciplina filosofica più opinabile, discussa e controversa che ci sia, nonostante le sue pretese di universalità. Per qualunque autore di aforismi, infatti, sembra farsi valere una caratteristica unitaria: cioè quella "disposizione a cogliere l'universale nel particolare" che il noto germanista Paolo Chiarini attribuisce esplicitamente a Goethe; e dunque sembra del tutto legittimo concludere che ogni aforisma aspira a una valenza metastorica. Impresa non facile però, ed anzi altamente improbabile (se non impossibile). [omissis] In tutt'altre faccende affaccendata, la gente non trova quasi più il tempo per riflettere sulle questioni del bene e del male in senso lato, anche per il sacrosanto discredito in cui è caduta ogni forma di manicheismo: per lo più si trova buono ciò che conviene, malvagio ciò che non procura alcun vantaggio, e tanto basta. Ogni discorso volto a dimostrare la bontà oggettiva di un atto o comportamento viene sbrigativamente e spregiativamente etichettato come "moralistico": e basta davvero... [omissis] Eppure, fra le tante contraddizioni che caratterizzano la nostra epoca, una colpisce particolarmente: cioè il successo editoriale di volumi dedicati agli aforismi, non solo di singoli autori, ma anche miscellanei2. Sembra quasi che all'indifferenza esteriore verso le azioni quotidiane faccia riscontro, almeno nella maggior parte delle persone, una sorta di moralità individuale da contrapporre all'imperante immoralità collettiva. [omissis] Subito sotto alla citazione di ogni aforisma originale, il lettore troverà un "aforisma rovesciato", vale a dire la sua manipolazione più o meno totale, in termini di senso. L'intento è quello di dimostrare, talvolta scherzosamente, l'opinabilità di certe affermazioni, senza tuttavia che ciò equivalga alla rivendicazione di un relativismo deleterio. [omissis] Solo rovesciando (o provando a rovesciare) una saggezza acquisita nel corso dei secoli potremo cogliere e valutare la sua effettiva consistenza: cioè il suo valore o la sua infondatezza. E quindi potrem(m)o regolare il nostro comportamento su criteri e princìpi non adottati acriticamente ma sottoposti a verifica. Senza nutrire, però, l'ambizione che la nostra personale saggezza sia a sua volta indiscutibile. Quanto all'utilità effettiva di questo libretto giudicheranno i gentili lettori, magari tenendo presente un aforisma di Nietzsche, che non rovescerò: "Non so se esperienze di vita sotto forma di sentenze siano utili agli altri; certo è che per chi le scrive sono qualcosa di benefico: esse sono un mezzo per alleviare la vita". |