A duemilacinquecento anni dalla sua nascita la filosofia pare oramai alle soglie della pensione. Nata come l'attività che dava il possesso del sapere, agiva in un contesto in cui la scienza era ben al di là da nascere, per cui la sapienza aveva molto tra il misterioso, il razionale ragionato e il rilevato. E' stata comunque la protagonista della sapienza umana fino a circa duecento anni fa, ossia fino a quando la nascita della scienza vera e propria ha cominciato a interessarsi di ogni aspetto della realtà. Oggi, ogni oggetto dell'universo, dalla stella più remota fino alla più particolare qualità di pietra, ha i propri specialisti che se ne occupano. La realtà, così come normalmente la intendiamo, ossia il mondo, la natura in tutti i suoi aspetti compreso l'uomo, ha il suo scienziato che si incarica di conoscerla. Vi è però un aspetto della realtà che sfugge alla conoscenza "esatta" ed è l'uomo come individuo e come essere sociale. Di esso si occupano le scienze umane: sociologia, psicologia, economia, antropologia, ecc... E la filosofia? Che fa?
La filosofia, non avendo niente di conoscibile da indagare, ha cominciato ad assumere un atteggiamento da supervisore. Ma chi lo dice, allo scienziato moderno, che forse la realtà che indaga è solo un fenomeno e dietro ad esso vi potrebbe essere solo il pensiero di qualcuno e bla bla bla o viceversa e bla bla bla? Lo scienziato e gli uomini "normali" risponderebbero: potrebbe anche non esserci niente dietro al fenomeno o esserci un diavoletto maligno che vuole farmi credere chissà che! Ma noi viviamo in questo mondo fenomenico e con esso dobbiamo fare i conti. In sostanza allo scienziato non interessa sapere la natura delle sue conoscenze ma conoscere la realtà (per poterla, come diceva Galilei descriverla, conoscerla, prevederla, migliorarla). Venuto a mancare anche l'ultimo campo di interesse, la filosofia comincia a pensare di andare in pensione. Invece essa ha ancora qualcosa da fare ed è quello per cui era nata: ossia cercare la felicità per gli uomini. Socrate si disinteressava della conoscenza della natura e rivolgeva la sua indagine alla mente dell'uomo perché egli credeva che lì stava ciò che più conta per gli uomini: il raggiungimento della felicità. Questo è il compito della filosofia: far raggiungere agli uomini la felicità, farli vivere bene. Quando l'uomo è apparso sulla terra non c'era la sofferenza che c'è adesso. L'uomo grazie alla sua intelligenza ha voluto dominare la natura (forse a questo si riferiva l'episodio biblico della mela proibita) anziché vivere in armonia con essa. Questa sete di dominio che si estende dalla natura agli altri esseri umani ha portato alla creazione di un "mondo degli uomini" che, sia dal punto di vista morale, sia dal punto di vista materiale, è orripilante! Signori miei, guardiamoci negli occhi: mentre io scrivo queste quattro parole nel mondo milioni se non miliardi di esseri umani patiscono sofferenze e ingiustizie inaudite. Dalle prime civiltà ad oggi la storia dell'uomo è una serie di innominabili, anzi impensabili inumani orrori. E la filosofia che ha fatto nel frattempo?: passata la saggezza antica, ha cominciato a farneticare di logica "donandoci" migliaia di inutili volumi contenenti stupidaggini che ancora oggi sono oggetto di studio. Così mentre le persone venivano arse vive perché avevano facce o dicevano cose strane, le migliori menti del tempo si chiedevano se Dio era uno o trino... poi, mentre la società cambiava con la rivoluzione industriale creando una nuova categoria di schiavi costretti a vivere in condizioni disumane, in cui il lavoro minorile era uno dei punti centrali, ma soprattutto creando un nuovo concetto (quello di lavoro salariato che cambierà il modo di pensare dell'intera umanità separando definitivamente il lavoro dalla vita), i nostri cari filosofi hanno cominciato a chiedersi: ma al di là del fenomeno che conosciamo chissà come è la realtà in sé... e giù un'altra miriade di stupidaggini... le persone fuori dai loro salotti morivano come mosche di fame e di stenti e i filosofi si chiedevano la vera natura dello sviluppo dialettico dell'io, non-io e della sintesi ossia... boh! Non parliamo del ventesimo secolo..., regimi totalitari, una guerra mondiale di proporzioni impensabili, il mondo in fiamme, l'esplosione di due bombe nucleari su due città con il lucido intento di sterminare tutti i civili e i filosofi... cosa dicono?... esserci! Insomma c'è un mondo da salvare: chi deve guidare l'umanità? I più saggi hanno il dovere di indicare il modo di eliminare la sofferenza e il dolore dal mondo degli uomini e indirizzarci verso la felicità. Questo è il compito dei filosofi a cui fino ad oggi non hanno adempiuto. Guardate il mondo, guardate la storia: è inutile negare che in esso non vi è la più pallida ombra di uno spirito ordinatore razionale e che se anche esso ci fosse sarebbe di natura malvagia. Tocca a noi uomini e in particolare a coloro che più di tutti sanno usare la ragione riportare nel mondo degli uomini la razionalità. Il mondo galoppa a spron battuto verso l'autodistruzione. E' ora che la filosofia riprenda il suo ruolo e, in collaborazione con i presunti scienziati di cose umane (su cui ci sarebbe da dire un po' di cosine) nonché economisti, architetti, ecc. ecc., formino un organo pensante come se fosse il cervello di questo immenso corpo che è il mondo degli uomini che si muove senza coscienza. I filosofi del mondo devono formare una comunità e, attraverso la collaborazione con sociologi, psicologi, economisti, trovare il modo di migliorare questo mondo... e da fare c'è veramente tanto. |