Nel frammento 7 de Il viandante e la sua ombra (seconda parte di Umano, troppo umano, II), Niezsche sottolinea il valore delle argomentazioni di Epicuro riguardo alla futilità della "paura degli dèi". |
Due mezzi di consolazione. Epicuro, l'acquietatore d'anime della tarda antichità, comprese meravigliosamente, come ancor oggi così raramente si comprende, che per tranquillizzare l'animo non è affatto necessario risolvere le ultime ed estreme questioni teoriche. Sicché a coloro che erano tormentati dalla "paura degli dèi", gli bastava dire: "se ci sono degli dèi, essi non si preoccupano di noi", – invece di disputare sterilmente e da lontano sulla questione suprema, se ci siano in genere dèi. Questa posizione è molto più favorevole e forte: si danno all'altro alcuni passi di vantaggio, rendendolo così più pronto ad ascoltare e a ponderare. Ma non appena quegli si accinge a dimostrare il contrario, – che gli dèi si preoccupano di noi, – in quali errori e intrichi spinosi non dovrà cadere il misero, affatto da sé, senza astuzia da parte dell'interlocutore? Costui deve solo avere abbastanza umanità e finezza da nascondere la sua compassione per questo spettacolo. Da ultimo l'altro giunge alla nausea, l'argomento più forte contro quella proposizione, alla nausea per la sua stessa affermazione; si raffredda e va via con lo stesso stato d'animo che è anche dell'ateo puro: "cosa importa poi a me degli dèi? Che il diavolo se li porti!". – In altri casi, specie quando un'ipotesi a metà fisica e a metà morale aveva offuscato l'animo, egli non confutava questa ipotesi, bensì ammetteva che poteva essere così, ma che per spiegare lo stesso fenomeno c'era ancora una seconda ipotesi; e che forse la cosa poteva stare ancora diversamente. Anche nel nostro tempo la pluralità delle ipotesi, per esempio sull'origine dei rimorsi di coscienza, basta per togliere dall'anima quell'ombra che così facilmente nasce dal ruminare un'ipotesi unica, la sola visibile, e pertanto cento volte sopravvalutata. – Chi dunque desidera largire conforto, a infelici, malfattori, ipocondriaci, morenti, si ricordi delle due espressioni tranquillizzanti di Epicureo, che si possono applicare a moltissime questioni. Nella forma più semplice esse suonerebbero all'incirca: primo: posto che la cosa stia così, non ce ne importa niente; secondo: può essere così, ma può essere anche diversamente.
Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano, II, [trad. di M. Montinari], Adelphi, Milano 1967, pp. 135-136. |