Fabrizio non era un uomo qualunque:
amava la vita e le parole, e con esse costruiva mondi dorati che raccontava alla gente con voce calda e appassionata. La gente lo stava ad ascoltare, si riuniva attorno a lui per sentire di segreti nascosti tra le pieghe del suo viso scolpito dalle troppe sigarette, dall'alcol e soprattutto dal vivere la vita profondamente ed intensamente. Osservare i suoi occhi che scrutavano l'anima della gente significava andare lontano, superare il confine tra la terra e il cielo e arrivare dove lui arrivava, nei carrugi genovesi, dove la gente è ancora vera, reale e semplice, fatta di sale e labbra screpolate, di nenie che il vento ruba al mare quando il giorno non ha ancora trovato il coraggio di svegliarsi, oppure nelle sconfinate terre sarde, dove la natura non è stata intaccata dal malcostume umano ed il mare si incontra abbracciandosi agli aspri monti. Fabrizio adorava vivere nella semplicità delle cose, svegliarsi consapevole di consumare le proprie giornate assaporandone gli odori e scrivere di ciò, abbandonandosi al freddo umido del mare o all'insopportabile caldo di agosto, ma sempre osservando con occhi da poeta, e raccogliendo emozioni da trasformare in parole. Raccontava storie insanguinate dai pregiudizi della gente, ascoltava il rumore dei gabbiani per trarne nuovi suoni, rideva della natura che beffarda, non gli dava retta, eppure la sosteneva sul palmo della mano per rallegrarsene con la gioia pulita di un bambino. I suoi amici erano i derelitti, le persone senza storia, e con semplicità gliene scriveva una su un pezzo di carta scovato chissà dove, cucita col filo di raso che le nonne usavano solo per le grandi occasioni. Crescendo, vide un mondo che non riconosceva e continuò a sorridere ironico delle meschinità di chi si arrampica per arrivare, senza capire che la vita vera è il sole che sorge al mattino, il ruscello che scorre dove la natura aveva pensato diversamente, un fiore che sboccia tra un cumulo di rovi. Dormi Fabrizio, dormi tra cuscini dove i sogni non muoiono mai, sorridi beffardo della stupidità del mondo ed indignati quando la gente non ti sta a sentire, perché quel posto vuoto che hai lasciato non venga cancellato dalle brutture di chi si lascia scivolare la vita sulle spalle, ma venga riempito dall'imperare della vita. |