Fabrizio De André è stato uno dei maggiori artisti italiani del secolo appena trascorso. Appartenuto alla scuola dei cantautori, ne è stato il maggior esponente, ma non per questo la sua arte deve essere relegata ad un ambito circoscritto come quello della "musica leggera": cantautore è per De André un attributo indubbiamente limitativo. La buona novella è molto più di un semplice album; essa è una vera e propria opera sviluppata su vari livelli: c'è una vicenda apparente, somigliante a quella evangelica, su cui tutte le recensioni hanno puntato l'attenzione. C'è poi una narrazione nascosta, un messaggio celato, che si nascondo dietro la situazione di facciata ma che alla fine di un attento studio si svela offrendo all'album uno spessore straordinario e, soprattutto, inaspettato. È uno studio che lo scrittore stesso definisce "sacrilego" perché utilizza un modello epistemologico distante da quelli generalmente condivisi nell'ambito accademico: egli infatti considera Fabrizio De André un classico, ritiene dunque che le sue composizioni debbano essere studiate come quelle degli artisti maggiori, ma essendo stato De André un autore non canonico, anarchico e svincolato dal pensiero comune, ecco che Riccardo Succi associa a La buona novella un percorso interpretativo non canonico, anarchico e svincolato dal pensar comune, in perfetta sintonia con l'artista (...). [quarta di copertina]
Greco & Greco, Milano, 2004 ISBN 978-8879803502 |
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