L'opera poetica e musicale di Fabrizio De André ha raggiunto livelli tali da prendere alla sprovvista i critici e il pubblico del mercato discografico italiano. Poesia e musica hanno superato i canoni ufficiali della canzone per approdare a una dimensione inusuale, fatta magica dalla sua voce e dal suo impegno nelle esecuzioni. Le composizioni di De André sono ben lungi dall'essere state comprese fino in fondo. Anche l'estimatore attento vi coglie ad ogni lettura e ad ogni ascolto qualcosa di nuovo e di affascinante. Questo libro intende muovere i primi passi verso un approfondimento dei contenuti poetici e sociali – del loro indissolubile intreccio – presenti in un momento delicato per la creatività di De André: i primi anni Settanta. Da un lato gli effetti sociali del dopo '68, dall'altro la deriva affettiva di Fabrizio. Il risultato è di una spontaneità eccezionale, in grado di far emergere il poeta e il libertario che lui si portava dentro. Si è scelto di analizzare uno degli album meno conosciuti di Fabrizio, Storia di un impiegato, che lui stesso avrebbe voluto poter perfezionare, ma che in realtà rimane un manifesto di simbiosi tra poesia e istanze sociali. L'una e le altre caratterizzate dall'eternità storica. La poesia, oggi minacciata dalla eccessiva esteriorizzazione dei valori. Le istante, oggi minacciate da un consistente arretramento delle conquiste civili. In quell'album del 1973 De André già vedeva e prevedeva ogni cosa, dipingendo uno scenario che oggi rimane di scottante attualità (...). [risvolto di copertina]