• Non è possibile raccontare l'opera di De André senza suscitare la falsa suggestione di un lineare svolgimento o comunque di un necessario sviluppo che avrebbe condotto l'autore ad acquisizioni via via più mature. D'altro canto, identificare in questo o quel tema – l'amore, la morte, la religine, il potere – gli ambiti caratteristici in cui si sarebbe esercitata l'ispirazione deandreiana, risulta un'operazione abbastanza arbitraria, senza dubbio farraginosa e datata; in tutti i casi poco adeguata a intendere una sensiblità mobilissima nel costruire percorsi allusivi, trasversali e mai risolti in se stessi. L'opera di De André può essere considerata una sorta di ricapitolazione, di sommario in versi di duemila anni di civiltà occidentale, una ricognizione in cui le assenze non sono meno significative dei periodi più a fondo e più volte frequentati. Una storia, insomma, attraverso le storie. Questo approccio, discutibile ma almeno innovativo, può consentire una comprensione ampia e non episodica dell'intera produzione deandreana, non raccontata come un continuum né spezzettata arbitrariamente, ma soltanto ridistribuita lungo un arco temporale suddiviso in tre grandi sezioni: il Tempo antico della Buona Novella; il Tempo medio, in cui sono raccolte le numerose escursioni di De André nel Medioevo cortese; mentre in Modernità e antimodernità si manifesta il campo dell'ultimo scontro, tra il progresso, la fatale vittoria della civiltà urbana, dello sviluppo industriale, della società dei consumi, e quella che si configura come la trincea dalla quale gli ultimi e gli esclusi resistono, disperatamente ma con onore, a questa marcia trionfale. Soltanto poche Anime salve – questo il titolo dell'ultimo capitolo del libro – hanno scelto di sottrarsi a tale scontro e, in certo modo, alla storia stessa, accontentandosi se non di vincere sul progresso, almeno di sopravvivergli e talvolta di irriderlo. Ma seguire De André nel suo viaggio in venti secoli di civiltà significa anche comprendere il perché delle mutevoli scelte stilistiche di un autore che ha voluto darsi forma di Proteo sia del verso sia della musica. Probabilmente, infatti, è stata la diversità dei contesti evocati ad aver spinto De André a mutare così spesso maniera compositiva e a tornare talvolta sui propri passi in modo apparentemente inesplicabile. Almeno nel suo caso, sono stati i contenuti a forgiare il poeta. [quarta di copertina]



    La Città Del Sole, Napoli, 2000
    ISBN 978-8882920555
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