Il dialetto cambia, per vivere deve cambiare. Ogni lingua, nel suo farsi ‘storia’ e ‘comunicazione’, deve essere in grado di mediare tra le esigenze di continuità e i nuovi bisogni. La stabilità di una lingua è fatta di mutamento, di amnesie e inclusioni, di un continuo immergersi nella tradizione, e di un continuo bisogno di allontanarsene per allargare il proprio orizzonte comunicativo, per dare un nome proiettato verso il futuro alle ‘cose’. Oggi l’attenzione per i dialetti ci mostra come gli effetti della globalizzazione ridisegnino il comportamento linguistico: in maniera apparentemente contraddittoria, da un lato spingono verso un modello unitario ‘alto’, dall’altro portano a valorizzare la localizzazione, la frammentazione, l’autonomia. I contributi presenti nel volume delineano un policromo mosaico da cui emerge la vitalità dei dialetti, a tutti i livelli di comunicazione. Li precede un saggio introduttivo di Aldo L. Prosdocimi, che apre teoricamente spiragli di novità nella definizione dell’imprevisto e imprevedibile mondo della dialettalità. [descrizione editoriale]
A De André è dedicato il saggio "Un dialetto fatto ad arte. Carte per un viaggio nei dialetti di Fabrizio De André" di Lorenzo Coveri (pp. 473-484).