Quantunque volto ad illustrare i temi dei quarantacinque giri appartenenti al periodo 1958-1966, il seguente commento può egregiamente servire da introduzione a questo che "a tutti gli effetti è il primo album di De André".
Sono proprio loro, i piccoli quarantacinque giri, il supporto attraverso il quale le canzoni di De André si diffusero in Italia nei primissimi Anni Sessanta e attrassero e scandalizzarono al tempo stesso l'attenzione di molti, [...] creando intorno a De André quell'aura di poeta maudit, di cantautore libero e spregiudicato, che segue la strada della sua ispirazione, senza indulgere a compromessi e senza blandire la critica. L'esordio assoluto di De André, con Nuvole barocche e E fu la notte, si caratterizzava in realtà per temi e moduli musicali molto lontani da tutto ciò che scriverà in seguito, ma si rivelava invece sorprendentemente vicino al filone musicale che impronterà poi gli esordi, più o meno contemporanei, di due altri grandi cantautori genovesi, Umberto Bindi e Gino Paoli. Alcune della canzoni di questi primi quarantacinque giri vennero poi raccolte alla fine del 1966 in quello che a tutti gli effetti il primo album di De André, che precederà il periodo degli album-concept, dei grandi lavori a tema. Si rivelano in queste canzoni alcuni dei temi che, in tanti brani sucessivi, saranno ripercorsi e ripetuti fino a comporre quel grande affresco in musica che è l'opera di De André, una sorta di commedia umana in cui è depositata una chiave di lettura dei comportamenti, dei desideri, di certi archetipi emotivi dell'uomo. Individuare questi temi e seguirli nella loro evoluzione poetica e musicale, nel loro ritornare in canzoni distanti nel tempo, è come intraprendere un viaggio, costeggiando regioni interiori nascoste, i luoghi dei sentimenti che cercano forma di parole e suoni. Primo fra tutti troviamo l'amore, come entità effimera, spinosa, eppure sempre presente a scandire i tempi della vita, cantato, nella Canzone di Marinella, come una fiaba, con i suoi simboli - l'acqua, il vento, la stella - che ci fanno immaginare il principe come un personaggio di Chagall, con il suo erotismo velato e con un finale drammatico, che non è il "vissero felici e contenti" delle favole, ma, semmai, il dramma di Orfero che perde Euridice sulla strada degli Inferi. In Amore che vieni, amore che vai c'è il tema dell'incessante mutamento, dell'eterna ciclicità della natura come dei sentimenti e della fatale sfasatura - nei rapporti d'amore - tra i desideri propri e quelli dell'altro. In Fila la lana, tratta da una canzone popolare del XV secolo, c'è l'amore perduto per colpa di un destino avverso e sublimato nelle pagine di un libro. La ballata dell'amore cieco è l'incontro tra una vanità e una dedizione assolute, ma è anche il ricordo di una mitica forma del rapporto tra i sessi, in cui la donna impone al pretendente prove terribili ("l'ultima tua prova sarà la morte") [...]. Nella Canzone dell'amore perduto, senz'altro una delle più note della produzione di De André, l'amore che sfuma a poco a poco, per le leggi della natura e del tempo, è cantato su una musica del compositore tedesco Georg Philipp Telemann: il tema del concerto per tromba e orchestra in Re maggiore. E la fusione tra la musica e il testo è tanto riuscito da apparire naturale, quasi un archetipo musicale, una melodia che forse risuona davvero, in qualche luogo di noi, quando il nostro amore svanisce e ritorna [...]. Accanto all'amore, il suo opposto, la morte, legata al tema della guerra, dell'insensatezza del sacrifico di sé, con La guerra di Piero, un brano del 1964 che [...] è anche una delle poche versioni italiane degli ideali pacifisti cantati oltreoceano da Bob Dylan e Joan Baez. Il sacrificio di se stessi acquista invece senso nella Ballata del Miche', dove il suicidio è un atto di affermazione, una dichiarazione di identità. Poi il rapporto con la tradizione musicale francese, da cui deriva anche la predilezione per le ballate di ambientazione medievale, a cui si allaccia il gusto per l'ironia, per la commedia, gli aspetti grotteschi della Storia e delle storie, come è nel caso di Carlo Martello, dissacrante racconto scritto insieme con Paolo Villaggio [Questo brano sarà tuttavia inserito soltanto in Volume I ]. E il rapporto con Villon, attraverso la mediazione di Brassens, nel Testamento [...]. [Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, pp. 79-82] E quella che segue è la presentazione inserita nell'album. Fabrizio De André e le sue canzoni La presentazione di un Personaggio o di un'opera d'Arte non è cosa da poco. L'uno o l'altra possono spesso valere meno della sottile arte del Presentatore ed allora è quest'ultimo il vero Artista, capace di creare un Personaggio o un'opera d'Arte là dove questa o quello mancano. In questo caso sarebbe doveroso fare la presentazione del Presentatore e così facendo si correrebbe il rischio di dover fare la presentazione del Presentatore del Presentatore... Ma noi siamo Industriali, non Artisti, come dire il contrario di Presentatori: e non vi è alcun pericolo quindi che la nostra presentazione possa essere sospettata Opera d'Arte a sostegno del Personaggio e delle sue creazioni artistiche: tanto per intenderci, avendo qui un Personaggio autentico ed autentiche opere d'Arte possiamo permetterci di fare a meno di un abile Presentatore. Per la verità, un illustre Signore aveva promesso di scrivere per noi la pagina che avete sotto gli occhi: ma accintosi all'opera e considerata da vicino la difficoltà di presentare Fabrizio e le sue Canzoni, ha rinunciato. La cosa ci ha addolorato, ma dobbiamo convenire che è molto più facile creare Fabrizio che descriverlo, essendo il costruirlo più facile che lo smontarlo, al contrario di quanto avviene con gli orologi. Infatti Fabrizio è un Artista, non un orologio. E con questa prima messa a punto riteniamo sia l'ora di presentarVelo veridicamente, non con le solite lodi zuccherine, i panegirici, i dati storici ed anagrafici: lasciamo questa epigrafica letteratura ad altra occasione e diciamo la nuda, la vera verità. Com'è Fabrizio? E qui la cosa diventa difficilissima. Egli infatti non è solo un Personaggio, è tre personaggi in uno ed ha almeno cinque caratteri; noi non vogliamo, non sappiamo rattrappirlo in una posa convenzionale, lo dobbiamo consegnare vivo ed umano alla Vostra considerazione. Non ci resta che fare un elenco delle sue qualità e presentarvelo perché Voi stessi le scegliate secondo una Vostra intima convinzione. Queste qualità possono apparire in conflitto tra loro, ma quale uomo veramente vivo non ha purtroppo conflitti interiori? Per facilitare le cose, nell'elencare tutte le possibili qualità di Fabrizio lasceremo a fianco di ciascuna di esse un quadratino nel quale potrete segnare una crocetta: la linea che congiunge tutte le crocette sarà il vero profilo di Fabrizio e si denomina scientificamente. IL FABRIZIOGRAMMA [ ] Aitante [ ] Affascinante [ ] Generoso [ ] Astinente [ ] Virtuoso [ ] Romantico [ ] Estroverso [ ] Timido [ ] Musicista [ ] Medio [ ] Così così [ ] Pratico [ ] Parco [ ] Ipocrita [ ] Obbiettivo [ ] Equilibrato [ ] Discreto [ ] Musicista [ ] Rachitico [ ] Ripugnante [ ] Egoista [ ] Intemperante [ ] Vizioso [ ] Cinico [ ] Introverso [ ] Impudente [ ] Musicista Di questo Fabriziogramma noi abbiamo brevettato una curva, quella autentica, e la teniamo a disposizione coloro che vorranno confrontarla con il Fabriziogramma redatto intuitivamente da loro. A disposizione di tutti, Fabrizio escluso, beninteso Ma - sentiamo chiedere - se non lo conosciamo, come possiamo tracciare il corretto Fabriziogramma?... No, Amici, non è vero: innanzitutto lo possiamo vedere su questa copertina, e a colori. In secondo luogo non abbiamo che da ascoltare (come già state facendo ora) le sue canzoni che, nel loro insieme, ben definiscono il Personaggio. In terzo luogo, tutta la Stampa... Ma - sentiamo ribattere - in questo disco mancano alcune canzoni, quelle più significative, quelle di cui si dice siano state proibite: "Carlo Martello ritorna dalla Battaglia di Poitiers", ad esempio. Avete sottratto alla nostra valutazione elementi preziosi. Questo è vero, Amici, ma vi siamo stati costretti da forza maggiore. E ce ne dispiace molto, tanto più che "Carlo Martello" è, tra l'altro, una pagina di veridica storia e veridico costume, ben trattata letterariamente e musicalmente. E se anche è vero - come taluno sussurra - che qualche ragazzino, da Carlo Martello, avrebbe potuto imparare qualche parolaccia (anziché insegnarla, come usano i ragazzini), è anche vero che in compenso saprebbe meglio la Storia se i Grandi Uomini di essa fossero ricordati con la rustica vitalità di "Carlo Martello" e non sterilizzati come usa nei buoni testi scolastici. Non lo credete? Ebbene, chiediamolo ad un autorevole testimonio, ad un Personaggio storico di larga e meritata notorietà, insospettabile per lealtà, e che rappresenta un simbolo di virtù militari e civili: - "Che ne pensa, Lei, della fedeltà storica, Generale Cambronne?". Grazie, Generale. Come vedete, avevamo ragione. Gli Editori |