Rimini ha come tema la piccola borghesia ed i singoli personaggi sono emblematici di quella che allora si definiva l'interclasse.
[Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, p. 72] Ben sei canzoni di questo disco furono presentate nel corso della tournée con la Premiata Forneria Marconi svoltasi nel 1979, naturalmente perché erano le più recenti, ma anche perché molto si prestavano a quel tipo di elaborazione musicale che caratterizza l'incontro tra De André e la PFM. Con Rimini infatti, scritto a quattro mani con Massimo Bubola, si compie una ulteriore svolta musicale e De André comincia a mettere a fuoco degli interessi nuovi che saranno poi al centro dei due dischi successivi, Indiano (1980) e Creuza del mä (1984). Questi interessi sono rivolti a quelle etnie diverse ed antiche - gli indiani d'America, i Sardi - che ancora si conservano, in qualche forma linguistica od epica, nella cultura moderna, e alla musicalità del dialetto, alle maggiori possibilità sonore della lingua parlata rispetto a quella scritta, cristallizzata dall'uso ufficiale. L'epopea degli Indiani, come falsariga di altre epopee, è utilizzata per raccontare altre iniziazioni e avventure lontane nel tempo e nello spazio, come quella di Coda di lupo, un indiano degli anni Settanta che non fuma il calumet della pace con il leader sindacale all'Università di Roma/Little-Big-Horn. Nel 1978 De André è in Sardegna da quattro anni. La sua è stata un'immersione nell'isola, il che significa, secondo quanto egli stesso ammette: "come minimo imparare il dialetto". Per questo scrive Zirichiltaggia (Lucertolaio), un litigio in cui è evidente la ricerca della corrispondenza tra suoni e ritmi. Sempre l'attenzione alla forza musicale del dialetto lo induce, nella traduzione di Romance in Durango di Dylan, a rendere il messicano del ritornello "No llores, mi querida" con il corrispondente "Nun chiagne, Maddalena": una soluzione divertente oltre che acuta. Rimini segna un abbandono deciso della dominanza del tono in minore, per una musicalità ampia e sostenuta, con testi pieni di scenografie nuove, all'insegna di un'immaginazione matura e imprevedibile, come in Parlando del naufragio della "London Valour", un brano di poesia analogica e imagista, che mette alla prova le capacità interpretative di chi ascolta, costruito com'è sulle associazioni di immagini, sulla concatenazione di figure e suoni compensibili solo entrando nella dimensione parallela della poesia. "Rimini è rimasta uguale com'era nei Vitelloni di Fellini", dice De André dopo aver presentato la canzone che dà il titolo all'album nei concerti del 1979, ma la Rimini del cantautore genovese è un mondo a parte, è il luogo dove si incontrano i destini più diversi, dove si incrociano l'America, la Sardegna e il Messico, i naufragi di parole e il mare aperto. [Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, pp. 211-212] |