Come un'antologia, questo disco raccoglie una scelta di canzoni unite da una parentela, un'affinità che sconfitta dall'Europa fino all'America, coinvolgendo Brassens, Cohen e Dylan.
I testi sono, ancora una volta, variazioni sui temi ricorrenti dell'amore che sfugge e delle esistenze vissute ai margini della normalità sociale. Si comincia con un omaggio a Dylan, di cui De André (insieme con De Gregori) traduce Desolation row, una ballata surreale che mette in scena, un po' come nel Ballo mascherato, personaggi della storia e della fantasia letteraria, con ironia e gusto del paradosso. Colpisce il tono discorsivo, la cadenza che spesso finisce nel parlato, e che si ritrova anche in Morire per delle idee, da Brassens, elogio della diffidenza verso tutte le fedi e le schiere. Sempre dal repertorio di Brassens proviene Le passanti, a sua volta tratta da una poesia di Antoine Paul, che è nostalgia degli amori possibili, irrealizzati per forza d'inerzia, per non aver saputo abbandonare il principio di realtà, la propria stanza, il treno, la strada maestra della vita. Poi ci sono le riprese delle vecchie canzoni, con nuovi arrangiamenti e una rinnovata carica interpretativa, che bene si inseriscono in questo affresco sociale, fino ad arrivare a due canzoni di Leonard Cohen, ispirate a due eroine: una donna d'amore, Suzanne, e una di guerra, Joan of Arc, entrambe forti e fragili, riflettono sul mondo la loro esistenza mentale. Suzanne è una signora del porto, un'incantatrice che guida i suoi amanti su lunghezze d'onda dolcissime e superiori; Giovanna d'Arco è una vestale che, dopo aver vissuto sul filo di tensioni estreme, si abbandona alla sua morte e la trasforma in una metafora, la sublima nell'immagine inquietante delle nozze col fuoco. [Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, pp. 192-192] |