Si chiama Paolo Finzi, ma il suo nome non è importante. Per tutti è "l'amico anarchico" di Fabrizio De André, il compagno di lunghe discussioni e di un pezzo di vita che ha continuato anche dopo la morte del
cantautore a condividere con lui la scelta di battersi per le idee, ben sapendo che "l'amore per le idee è prima di tutto amore per gli esseri umani", come Dori Ghezzi battezzava qualche tempo fa l'uscita di
"Ed avevamo gli occhi troppo belli", uno dei progetti editoriali da lui curati. A lui e alla rivista anarchica "A" si devono infatti quattro progetti nati per ricordare "l'amico, il compagno, il pensatore, il poeta":
nel 2000 il volumetto "Signora libertà, signorina anarchia", nel 2001 il già citato "Ed avevamo gli occhi troppo belli", nel 2003 il DVD "Ma la divisa di un altro colore" e nel 2004 "Mille papaveri rossi", due
cd accompagnati da un prezioso libretto.
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Come nasce il tuo rapporto con De André?
"Nasce negli anni Settanta quando, come accaduto con altri artisti, volevamo incontrare il cantante anarchico per vedere se fosse possibile mettere in piedi qualche concerto e raccattare un po' di soldi per la rivista. Erano gli anni in cui Fabrizio non faceva concerti, non si vedeva in giro. Di lui si conoscevano i dischi ma la persona era un po' avvolta in un alone di mistero e per me, che ero già un suo fan, era un po' come superare una porta ed entrare in una dimensione magico-misterica".
Non doveva essere il primo incontro di quel genere, visto che molti artisti, qualche volta anche solo per posa, si dichiarano anarchici…
"È vero, ma non era il caso di Fabrizio. Lui non era il cazzone di passaggio che non sa bene da che parte è girato. Fin dal primo incontro mi sono trovato di fronte a una persona, un compagno che aveva incontrato l'anarchia attraverso i dischi di Brassens acquistati dal padre ma non s'era fermato alla superficie. A quindici anni aveva iniziato a leggere libri, soprattutto quelli degli anarchici individualisti, e non s'era fermato più. Non era il solito spirito bello che si definisce anarchico per darsi un tono, ma un intellettuale che sapeva quel che diceva e, soprattutto, si appassionava alle discussioni su tutto".
E lì nasce un'amicizia che non si è mai interrotta neppure dopo la morte…
"A parte l'amicizia, da quel momento io non sono più riuscito a separare la persona dall'artista e credo proprio che questa unicità delle due dimensioni sia il valore più importante di un personaggio che è, prima di tutto, un intellettuale vero. In fondo è questo il senso del lavoro che stiamo facendo con la rivista".
Dopo i quattro progetti su Fabrizio che cosa avete in cantiere?
"In questo periodo stiamo programmando un DVD sull'olocausto degli zingari insieme a Giorgio Bezzecchi, lo stesso che ha dato una mano a De André per il brano Khorakhanè. Come vedi De André è diventato il collante di molti progetti editoriali, come si conviene a un intellettuale complesso più che a un cantante".
E se non ci credete o volete saperne di più fatevi un giro sul sito www.arivista.org *
Paolo Finzi, nato nel 1951, è morto lunedì 20 luglio 2020. Fu tra i fondatori di "A-Rivista Anarchica", nonché redattore e direttore responsabile. Nel dare l'annuncio della sua scomparsa, gli amici della redazione hanno scritto: "Maestro di anarchia e di etica, di dialogo e confronto. Uomo brillante, intelligente, sensibile e gentile. Ci ha insegnato il dubbio e la riflessione, l'ascolto e il rispetto profondo e sincero. Continueremo a navigare in direzione ostinata e contraria, portando avanti un progetto che era la sua casa e la sua vita, nel solco del suo impegno e dei suoi ideali di libertà e giustizia. Faremo tesoro dei suoi insegnamenti. Sarà con noi per sempre."
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