• NOTA
    Tutte le citazioni qui riportate sono tratte da Vauvenargues, Riflessioni e massime, TEA, Milano 1989.
    La sigla ME fra parentesi indica le massime espunte dall'edizione definitiva (1747).



    A misura che l'età moltiplica i bisogni della natura, diminuisce quelli dell'immaginazione. (ME, 426)

    Bisogna mantenere le forze del corpo per conservare quelle della mente.

    Bisognerebbe perdonarci almeno quelle colpe che non sarebbero tali se non ci fossero le nostre disgrazie. (ME, 472)

    C'è più abbondanza di cattivi consigli che di cattive ispirazioni.

    C'è più debolezza che ragione a sentirsi umiliati per le cose che ci mancano, ed è questa la sorgente di ogni debolezza. (ME, 422)

    C'è più severità che giustizia. (ME, 470)

    Che cosa fanno quelli che non scrivono? (ME, 334)

    Chi ama la vita, teme la morte.

    Chi cerca la gloria per mezzo della virtù non chiede che ciò che gli spetta.

    Chi ha molto intuito, molto sa. (ME, 552)

    Chi non sa intrattenere e divertire se stesso, vuol intrattenere e divertire gli altri. (ME, 456)

    Chi sa soffrire tutto può osar tutto.

    Chi sente di non aver motivo d'essere stimato da qualcuno, è già prossimo ad odiarlo.

    Chi si rispetta, si fa rispettare. (ME, 565)

    Chi vorrà stupirsi che coloro che ebbero bisogno di leggi per esser giusti, siano poi capaci di violarle? (ME, 554)

    Chi vorrà stupirsi degli errori degli antichi, quando consideri che ancor oggi, nel più illuminato tempo che sia mai stato, molte persone d'intelletto non oserebbero mettersi a tavola in numero di tredici?

    Chiunque sia più severo delle leggi è un tiranno.

    Ci inganna più spesso la ragione che la natura.

    Ci offende meno il disprezzo degli sciocchi, che il sentirci mediocremente stimati dalle persone d'ingegno.

    Ci vuol gran forza d’animo e di mente per apprezzare la sincerità quando ci ferisce, o per praticarla senza che offenda. Pochi hanno tempra da sopportare la verità e da saperla dire.

    Coloro che disprezzano l’uomo si credono grandi uomini. (ME, 603)

    Come è naturale credere molte cose senza alcuna dimostrazione, non è men naturale dubitare di alcune altre malgrado le prove. (ME, 586)

    Come son poche le cose di cui sappiamo giudicar bene! (ME, 537)

    Come sono inutili anche i migliori consigli, quando le nostre stesse esperienze ci insegnano così poco! (ME, 517)

    Cose grandi non se ne fanno molte col pensarci su.

    Disperare è il più grande dei nostri errori. (ME, 514)

    È assai ameno che si sia imposto come una legge il pudore alle donne quando esse non stimano negli uomini altro che la sfrontatezza. (ME, 359)

    È ben difficile stimare qualcuno come egli vorrebbe esser stimato.

    È ben più facile tingersi di un’infinità di nozioni che non possederne bene un piccolo numero.

    È facile criticare uno scrittore; più difficile è apprezzarlo.

    È falso che l’eguaglianza sia una legge di natura. La natura non ha fatto nulla di uguale. La sua legge sovrana è la subordinazione e la dipendenza.

    È falso credere d’aver fatto fortuna quando non se ne sa godere.

    È forse contro la ragione o contro la giustizia amare se stessi? E perché dobbiamo volere che l’amor proprio sia sempre un vizio? (290)

    È più facile dire cose nuove che metter d’accordo quelle che furono già dette.

    È più facile parer degno dei più alti uffici che non saperli tenere. (ME, 602)

    È pur forza rispettare i doni della natura, che non ci possono esser dati né dallo studio né dalla fortuna.

    È tratto a disprezzare i grandi progetti, chi non si sente capace di ottenere grandi risultati.

    È un gran segno di mediocrità il lodare sempre moderatamente.

    È un’offesa che si fa alla gente il tributarle lodi che segnino in qualche modo i limiti dei suoi meriti; pochi sono abbastanza modesti da sopportare senza un senso di pena di esser valutati da altri.

    Fa più vittime la speranza che l'astuzia.

    Gli sciocchi non capiscono le persone di spirito.

    Gli spiriti strambi cambiano spesso i loro precetti.

    Gli uomini dissimulano per debolezza, e per timore di esser disprezzati, le loro più care, le loro più costanti e, qualche volta, le loro più virtuose inclinazioni.

    I consigli della vecchiaia rischiarano senza riscaldare, come il sole d'inverno.

    I consigli facili a mettersi in pratica sono i più utili. (ME, 463)

    I consigli ritenuti più saggi sono i meno adatti al nostro stato. (ME, 518)

    I giovani conoscono piuttosto l'amore che la bellezza.

    I giovani soffrono meno per i propri errori che per la prudenza dei vecchi.

    I grandi pensieri vengono dal cuore.

    I pigri hanno sempre voglia di far qualcosa. (ME, 458)

    Il commercio è la scuola dell'inganno.

    Il disperare aggrava non soltanto la nostra miseria, ma anche la nostra debolezza.

    Il disprezzare la nostra natura è un errore della nostra ragione. (ME, 423)

    Il falso, presentato con arte, ci stupisce e ci abbaglia; ma il vero ci persuade e ci domina. (ME, 531) Il frutto del lavoro è il più dolce piacere fra tutti.

    Il linguaggio e la mente hanno i loro limiti. La verità è inesauribile.

    Il pensiero della morte ci inganna, perché ci fa dimenticare di vivere.

    Il più accorto uomo non può impedire che da piccoli errori nascan talvolta orribili sciagure.

    Il pretesto solito di chi è causa della disgrazia di un altro è ch’egli voleva il suo bene.

    Il progetto di ravvicinare tra loro le varie condizioni degli uomini non è che un bel sogno: la legge non può far eguali quelli che la natura fa dissimili. (ME, 343)

    Il più gran progetto è sempre quello di prendere una decisione. (ME, 435)

    Il primo anelito della fanciullezza è un anelito di libertà. (ME, 390)

    Il sentimento della propria forza serve ad accrescerla.

    Il silenzio e la meditazione domano le passioni, come il lavoro e il digiuno consumano i cattivi umori. (ME, 595)

    Il sommo dell'abilità è di governare senza la forza.

    Inganniamo noi stessi per ingannare gli altri. (ME, 581)

    L'arte di piacere è l'arte di ingannare.

    L'avarizia è l'ultima e la più esclusiva delle nostre passioni. (ME, 430)

    L'eloquenza val meglio del sapere. (ME, 600)

    L'esperienza che noi abbiamo dei limiti della nostra ragione ci rende docili ai pregiudizi. (ME, 585)

    L'estrema diffidenza non è meno nociva del suo contrario. La maggior parte degli uomini diventa inutile a chi non vuol correre rischio d'essere ingannato.

    L'indifferenza in cui ci troviamo riguardo alla verità nella morale vien dal fatto che noi siamo ben determinati a seguire le nostre passioni, avvenga quel che vuole: ed è appunto perciò che non esitiamo quando si tratta di fare, nonostante la incertezza delle nostre opinioni. M'importa poco, dicono gli uomini, sapere dov'è la verità, quando so dov'è il mio piacere.

    L'ingratitudine più odiosa, e insieme più comune e più antica di tutte, è quella dei figli verso i loro genitori.

    L'odio non è meno volubile dell'amicizia.

    La breve durata della vita non può distoglierci dai suoi piaceri, né consolarci delle sue pene.

    La chiarezza adorna i pensieri profondi.

    La chiarezza è la buona fede dei filosofi. (ME, 365)

    La clemenza vale di più che la giustizia.

    La convinzione della mente non sempre trascina con sé quella del cuore. (ME, 587)

    La coscienza è ben mutevole regola.

    La costanza è la gran chimera dell'amore. (ME, 398)

    La limpidezza delle idee ci risparmia le lungaggini, ed è riprova di verità. (ME, 367)

    La menzogna è debole per se stessa: essa è sempre costretta a nascondersi con cura.

    La malattia spegne in alcuni uomini il coraggio, in altri la paura e perfino l'amore alla vita.

    La pazienza è l'arte di sperare.

    La ragione non conosce gli interessi del cuore.

    La ragione si vergogna di quelle inclinazioni di cui essa non può render conto.

    La solitudine è, per lo spirito, ciò che la dieta è per il corpo.

    La speranza è il più utile o il più pernicioso possesso.

    La vanità, per non saper star zitta, guasta in noi anche l'accortezza. (ME, 546)

    La verità sfugge al nostro intendimento, come i fatti sfuggono alla memoria. I diversi aspetti delle cose si impossessano volta a volta di uno spirito vivace, e fan sì ch’esso lasci e riprenda successivamente le stesse opinioni. Non son meno incostanti i nostri gusti: si stancano anche delle cose più gradevoli, e variano come varia il nostro umore.

    Le cose che sappiamo meglio sono quelle che non abbiamo mai imparate. (ME, 479)

    Le donne non possono capacitarsi che vi siano degli uomini che non si interessano a loro. (ME, 356)

    Le malattie sospendono le nostre virtù e i nostri vizi. (ME, 593)

    Le massime degli uomini scoprono il loro cuore.

    Le nostre azioni non sono né così buone né così viziose come le nostre volontà.

    Le persone attive sopportano meglio la fatica che la noia. (ME. 597)

    Le più grandi opere dello spirito umano sono certissimamente le meno perfette. Le leggi, che pure sono la più bella invenzione della ragione, non hanno potuto assicurare la tranquillità dei popoli senza diminuire la loro libertà.

    Le passioni hanno insegnato agli uomini la ragione.

    Le reputazioni mal acquisite si convertono in disprezzo. (ME, 376)

    Le tempeste della gioventù sono circondate di giorni splendenti.

    Né l'ignoranza significa difetto d'intelligenza, né il sapere è prova di genialità.

    Nell'infanzia di tutti i popoli, come in quella dei singoli individui, il sentimento ha sempre preceduto la riflessione ed è stato il suo primo maestro.

    Nessuno ci biasima così severamente come spesso ci condanniamo da noi. (ME, 539)

    Nessuno è così soggetto ad errori come chi non opera che per riflessione.

    Nessuno può trovar tutto in se medesimo (ME, 332)

    Nessuno può vantarsi di non esser mai stato disprezzato. (ME, 542)

    Nessuno vuol essere compianto per i suoi errori.

    Noi amiamo anche quelle lodi che pure sappiamo non essere sincere.

    Noi disprezziamo molte cose per non disprezzare noi stessi.

    Noi dobbiamo forse alle passioni le migliori conquiste della mente.

    Noi rileviamo pochi vizi, per ammettere poche virtù. (ME, 495)

    Noi scopriamo in noi stessi quel che gli altri ci nascondono, e riconosciamo negli altri quel che nascondiamo a noi stessi.

    Noi siamo capaci d'amicizia, di giustizia, di umanità, di compassione e di ragione. Amici miei!, che altro mai è la virtù?

    Noi trascuriamo spesso le persone su cui la natura ci dà un certo ascendente; e sono pur quelle che dovremmo attaccare a noi e quasi incorporarci, le altre non attendendo a noi che col vincolo dell'interesse, che è il più mutevole oggetto che ci sia.

    Non bisogna gettare il ridicolo sulle opinioni rispettate; perché in tal modo si offendono i loro partigiani, senza tuttavia sconfiggerli. (ME, 524)

    Non c'è bisogno di tanto sapere per esser scaltro, quanto per parer tale. (ME, 549)

    Non c'è persona che abbia tanto spirito da non diventare mai noiosa. (ME, 508)

    Non ci diverte a lungo lo spirito degli altri.

    Non ci fidiamo a lasciarci guidare dalle più alte menti, e ci fidiamo invece dei nostri consigli. (ME, 466)

    Non dice molte cose sostanziose, chi cerca di dire cose straordinarie.

    Non è certo l'ingegno che ci garantirà dalle bizzarrie del nostro umore. (ME, 513)

    Non è destinato alla gloria, chi non conosce il pregio del tempo.

    Non è in potere della ragione riparare a tutti i vizi della natura.

    Non è vero che gli uomini siano migliori nella povertà che nella ricchezza.

    Non giova temere troppo di rimanere ingannati. (ME, 438)

    Non si arriva mai a lodare una donna o uno scrittore mediocre come si lodan da sé. (ME, 360)

    Non si deve credere che tutti i nostri pregi e tutti i nostri sbagli sortiscano sempre il loro effetto: tutt'altro. Poche son le cose che dipendono dalle nostre azioni. (ME, 543)

    Non si deve giudicare di un uomo su quel ch'egli ignora, ma su quel ch'egli sa, e secondo il modo in cui egli sa.

    Non si è così ingiusti verso i propri nemici come si è ingiusti talvolta verso gli affini. (ME, 473)

    Non vi sono mai contraddizioni nella natura.

    Per eseguire grandi cose, bisogna vivere come se non si dovesse mai morire.

    Poche cose possiamo dire di saper bene.

    Poche sono le massime vere sotto ogni aspetto.

    Poveri o ricchi, nessuno è virtuoso o felice se la fortuna non lo ha messo al suo posto.

    Prima di buttarsi contro un abuso, bisogna vedere se è possibile rovinarne le fondamenta.

    Quando l'anima è piena di sentimenti, le nostre parole son piene di interesse.

    Quando noi chiamiamo le riflessioni, esse ci sfuggono; quando vogliamo scacciarle, ci si affollano e ci tengono, nostro malgrado, con gli occhi aperti tutta la notte. (ME, 503)

    Quando non si vuole né sminuire né nascondere il proprio ingegno, si finisce col diminuirne la reputazione.

    Quando riceviamo qualche favore dai nostri amici, subito pensiamo che in virtù dell'amicizia essi son pur tenuti a ciò, ma non pensiamo affatto che non son punto tenuti ad esserci amici.

    Quando si invecchia, bisogna adornarsi. (ME, 428)

    Quelli che si fan beffe della serietà d'animo amano poi seriamente le quisquiglie. (207)

    Quelli che verranno dopo di noi ne sapranno forse più di noi, e si crederanno perciò più furbi, ma saranno perciò più felici e più savi? E noi che sappiamo tante cose, siamo forse migliori dei nostri padri che ne sapevano così poche? (ME, 535)

    Raramente si può ottenere molto da persone di cui si ha bisogno.

    Scioccamente speriamo di poter persuadere gli altri di ciò di cui non siamo persuasi noi stessi.

    Se è vero che le nostre gioie sono brevi, la maggior parte delle nostre afflizioni non sono ben lunghe. (ME, 573)

    Se gli uomini non si adulassero scambievolmente non ci sarebbe più società possibile. (ME, 578)

    Se la passione ci consiglia talvolta più arditamente che la riflessione, essa ci dà anche maggior forza per eseguire.

    Se noi abbiamo scritto qualcosa per nostra istruzione o per sollievo del nostro cuore, è molto probabile che le nostre riflessioni saranno altresì utili a molt'altre persone; giacché nessuno è unico nel genere suo; e noi non siamo mai così veri, così vivaci, così patetici come quando trattiamo delle cose nostre. (ME, 529)

    Se non si scrive perché si pensa, è inutile pensare a fin di scrivere.

    Si può dominare con la forza, mai con la sola furbizia.

    Si tenta di solito di far fortuna proprio con le doti che non si hanno. (ME, 412)

    Sono le critiche ingiuste che bisogna saper contenere, e non le lodi schiette.

    Spetta al nostro cuore stabilire la graduatoria dei nostri interessi, e spetta alla nostra ragione il saperli(306)

    Tra re, tra popoli, tra cittadini, il più forte si attribuisce dei diritti sul più debole, e la stessa regola ha luogo tra gli animali e gli esseri inanimati: dimodoché tutto avviene nell'universo per mezzo della violenza; e codest'ordine che noi biasimiamo, non senza un sembiante di giustizia, è la legge più generale, più immutabile e più importante di tutta la natura.

    Troppa e troppo poca segretezza sulle cose proprie sono ugualmente prova d’animo debole. (104)

    Un versificatore non conosce giudici competenti per i suoi scritti: chi non fa versi, non se n’intende; chi ne fa, è un rivale. (ME, 490)