• NOTA
    Tutte le citazioni qui riportate sono tratte da Motti e facezie del Piovano Arlotto, a cura di Gianfranco Folena, Ricciardi, Milano-Napoli 1953.



    Chi della lieta fortuna non si essalta, della avversità non si turba.

    Chi non sa parlare non sa tacere.

    Chi non si contenta di quello ch'egli ha, è misero.

    Chi tra savi è il più umile, è più savio.

    Chi tu non lodi non vituperare.

    Chi va a letto sanza cena tutta notte si dimena.

    Chi vòle gustare il dolce ricòrdisi dello amaro.

    Ciò che è male ad operare è male a dire.

    Ciò che tu odi, in te sia secreto.

    Colui è misero che non è invidiato, perché la felicità è sugghietta alla invidia.

    Come l'oro si pruova nel fuoco, così lo amico nelle avversità.

    Come la ruggine consuma il ferro, così la invidia consuma gli invidiosi.

    Con gli amici il parlare debbe essere brieve, ma l'amicizia debbe essere lunga.

    Con li amici parla poco e l'amicizia abbi larga.

    Consiglia l'amico tuo di quello che gli è più utile e non di quello che gli è più dolce.

    Correggi i tuoi figliuoli sanza ira.

    Da altri aspetta quello che tu hai fatto ad altri.

    Debole uomo è chi non sa celare uno secreto.

    – Di che cosa mi ho io a guardare?
    – Della invidia dello amico.

    El buono amico tardi s'adira.

    El buono parlare è principio d'amicizia; el male parlare è principio d'inimicizia.

    El maggior danno che sia è il tempo perduto.

    Fortissimo uomo si de' dire chi vince l'ira.

    Fuggi così colui che ti lusinga come colui che ti inganna.

    Guardatevi ispesso, giovani, nello ispecchio, acciò che chi è bello di corpo si sforzi d'usare cose suavi, simili al suo corpo, e quelli che sono brutti si sforzino con belli costumi comperare la bellezza.

    Il buono uomo sa patire la ingiuria, ma non la sa fare ad altri.

    Istà tanto a pigliare amicizia e poi quando l'hai presa istà più a lasciarla, o non mai.

    L'amicizia non si debbe pigliare presto e presola non la debbi subito lasciare.

    L'amico è una anima in due corpi.

    L'uomo sanza amico è come anima sanza corpo.

    L'uomo è il più falso animale che sia, né mai si può cognoscere.

    L'uomo ingiuriato di parole non si debbe mai adirare se non quando gli è detto il vero; e quando gli è detto la bugia non se ne debbe curare, e fare che colui che lo dice resti bugiardo.

    L'uomo savio quano è vilipeso non si adira, e quando è lodato non si lieva in superbia.

    La fame doma l'amore, e se none la fame, il tempo.

    La felicità è sempre sottoposta alla avversità.

    La filicità d'uno vecchio consiste in fare benifici assai.

    La filicità non consiste nelle ricchezze né nelli onori, ma nello contento dello animo.

    La fortuna non si debbe né vituperare né temere.

    La ingiuria ingiustamente fatta è infamia a colui che la fa.

    La lingua non debbe andare inanzi al pensiero.

    La maggiore vittoria che possa avere l'uomo si è vincere sé stesso.

    La sapienza sanza eloquenzia è poco utile e l'eloquenzia sanza sapienza poco vale, ma fa danno.

    Mangia e bevi per ben vivere, ma non vivere per bene mangiare.

    Meglio è avere uno amico egregio che uno gran tesoro.

    Molti vivono per mangiare: vòlsi mangiare per vivere.

    Molto meglio è avere uno vero nimico che uno ficto [finto] amico.

    Nel gastigare e punire si debbe rimuovere ogni ira e passione.

    Niuna cosa debbe essere tanto riverita quanto la verità.

    Niuna cosa è nimica di ben fare quanto fare presto, senza pensare.

    Niuna cosa è tanto nimica della iustizia quanto far male e mostrare d'essere buono.

    Niuna cosa essere più grave all'uomo in ogni grado che la superbia, e massime ne' giovani.

    Niuna cosa è più difficile che a conservare l'amicizia insino alla morte.

    Niuno ripùti suo quello che è fuori di sé.

    Non ad altro fine la natura ci ha fatto dua orecchi e una bocca, se none perché udiamo assai e parliamo poco. Non consigliare sanza essere domandato.

    Non dileggiare i poveri.

    Non dire i tuoi segreti a chi non sa tenere i suoi proprii.

    Non dire male dello amico, né eziam del nimico.

    Non domandare consiglio a chi non sa consigliare sé medesimo.

    Non è maggiore pazzia che desiderare le cose impossibili.

    Non fa ricco l'uomo il molto possedere ma il poco desiderare.

    Non giova fuori di casa parere magnifico se in casa si vive male.

    Non tentare quella cosa che per niente si può fare.

    Non vituperare mai né amico né nimico.

    Non vive colui che non desidera altro che di vivere.

    Odi molto e parla poco, perché la natura t'ha fatto una bocca e dua orecchi.

    Onora l'amico in presenzia e lodalo in absenzia.

    Parla in quel tempo che non è utile il tacere.

    Per cagione di quattro cose vengono le diferenzie: sì e no, mio e tuo.

    Più si debbe temere la invidia delli amici che delli nimici, perché la invidia degli amici è più celata e occulta, e quella delli nimici è più aperta e manifesta; e quanto l'uomo men teme tanto facilmente più s'inganna.

    Quello che è detto a te solo non riferire ad altri.

    Quello che lungo tempo tu hai desiderato, fallo presto; ma innanzi che tu lo facci non lo publicare.

    Sarai savio allora quando tu non ti riputerai.

    Se crederrai non sapere diventerai savio.

    Se tu vuoi essere libero, non cercare quello che tu non puoi avere.

    Se vuoi vivere lieto non ti mettere a fare troppe cose.

    Sono più le cose che non si sanno che quelle che si sanno, in uno uomo.

    Temi più presto il mal fare che il danno.

    Tardi s'acquista l'amico e presto si perde.

    Tutta la filosofia è fondata in sulla sapienzia.

    Umano è all'uomo errare, diabolico il perseverare, angelico l'emendare.

    Uno solo bene è rimasto all'uomo, cioè il sapere; e uno male, cioè la ignoranzia.

    Vituperio grande è quando nella amicizia è adulazione.