A seconda che sia vecchio o giovane, avanzato o no nel corso della vita, un essere non è lo stesso essere.
La morte, Einaudi, Torino 2009. Ahimè! Chi sta per morire muore solo, da solo affronta quella morte personale che ciascuno deve morire per suo proprio conto, da solo compie il passo solitario che nessuno può fare al nostro posto e che ciascuno, arrivato il momento, farà per sé singolarmente. Né c'è qualcuno ad aspettarci sull'altra riva. Nessuno verrà ad augurarci il benvenuto alle porte della notte. Anche Pascal, come è noto, diceva: "Morremo soli". La morte, Einaudi, Torino 2009. Che cosa ne facciamo dei morti? L'organizzazione delle cerimonie funebri, il luogo dove li parcheggiamo... giardini che vengono chiamati cimiteri, dove le tombe sono ben sistemate (come un prato in un giardino), con un guardiano, i numeri sulle tombe... Tutte stupidaggini: quando si pensa davvero a tutto questo, al ridicolo che rappresenta alla vacuità di un cimitero. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Ci vuole pazienza per soffrire, e coraggio per morire. La morte, Einaudi, Torino 2009. Ciascuno può constatare in se stesso il contrasto fra il tempo vissuto e la cronologia obiettiva: il tempo, sul momento, passa lentamente, benché, a posteriori, sia trascorso in fretta. La vita, mentre scorre, sembra interminabile, mentre la vita passata sembra ridicolmente breve. Il tempo ci sembra lungo, e la vita ci sembra breve! La morte, Einaudi, Torino 2009. Ciò che è stato non può non essere stato. La morte, Einaudi, Torino 2009. Ciò che non muore non vive. Sicché preferisco essere ciò che sono: condannato a qualche decennio soltanto, ma... aver vissuto! Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Da una parte, morire un giorno o l'altro è ineluttabile: l'uomo è un essere destinato a morire. Dall'altra parte, però, morire un giorno o l'altro non è mai necessario. Cioè: da un punto di vista logico non è mai necessario - eppure, alla lunga, non morire mai sarebbe assurdo. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. È l'assenza di senso da dare un senso alla vita. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. È inutile far troppe speculazioni, meditare sul senso dell'esistenza in generale o della mia in particolare - perché questo senso non lo troverò mai. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Esiste qualcosa di più prevedibile della morte? qualcosa di più arcinoto della necessità di morire? Tutti gli uomini, a sentir loro, si dicono convinti di questa necessità; ma pochissimi ne sono intimamente persuasi. La morte, Einaudi, Torino 2009. Gli addii che annunciano la partenza, l'ultimo appuntamento che precede la rottura, l'ultima lezione del professore che sta per andare in pensione e che non dice più: "al prossimo anno" (perché non ci sarà più un prossimoanno) e che ha il cuore stretto - tutte queste ultime volte sono malinconiche anticipazioni dell'ultima ultima-volta. Sì, tutte queste ultime volte sono penultime rispetto alla grande ultimità del grande ultimatum. La morte, Einaudi, Torino 2009. Gli uomini in generale non trovano così scandaloso che l'esistente attuale non sia sempre esistito: lo scandalo è cessare di esistere. Quel che ci pare inammissibile non è che la storia passata sia avvenuta senza di noi, ma che ci sia più tardi un mondodi cui non faremo parte. La morte, Einaudi, Torino 2009. Ho coscienza della morte e so che morirò - ma non ci credo. Così come tutti gli uomini sanno di dover morire - ma non ci credono. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. I vivi andranno forse, quando muoiono, a raccontare nell'aldilà i pettegolezzi e i segreti dell'al di qua, ma nessun morto è mai tornato per svelare nell'al di qua il mistero dell'aldilà. La morte, Einaudi, Torino 2009. Il più previsto degli avvenimento [la morte] è paradossalmente il più imprevedibile; e nemmeno l'età può fare qualcosa, poiché i vecchi sono in questo uguali ai giovani. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Il tempo perduto è perduto per sempre; allo stesso modo una giovinezza perduta è perduta irrimediabilmente. Chi ci restituità la nostra giovinezza perduta? La morte, Einaudi, Torino 2009. Imparare è un'illusione. La parola stessa "apprendistato" è una metafora. Dunque, non s'impara a soffrire. Ci si esercita a correre, a fare salti in alto, a nuotare i cento metri... ma per quanto riguarda il soffrire, non s'impara. Solo ci si abitua, si crea un'assuefazione. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. In quale momento è necessario morire? Ebbene, non è mai necessario - e tuttavia un giorno si deve pur morire. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. In relazione alla morte la cosa migliore che posso fare è cercare di non pensarci, in primo luogo perché non c'è niente da pensare, niente da dire. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. L'angoscia delle angosce, quell'angoscia elevata alla potenza che potremmoo chiamare ansietà, l'angoscia diffusa e infine estrema, si chiama la Morte. La morte, Einaudi, Torino 2009. L'inconcepibile della morte sfugge ai nostri concetti. La morte, Einaudi, Torino 2009. La cosa fatta (factum) può essere disfatta, ma il fatto di aver fatto (fecisse) è indistruttibile; si può migliorare la res facta, (...) ma non si può far sì che la cosa fatta non sia stata fatta. La morte, Einaudi, Torino 2009. La filosofia è questo: fare cose non particolarmente utili. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. La fine del mondo non è la fine del tempo. La morte, Einaudi, Torino 2009. La fine di qualcosa, aprendo un vuoto impercettibile nella pienezza universale, non è letteralmente la fine di tutto. Ma la mia morte-propria per me è invece la fine del mondo e la fine della storia. La morte, Einaudi, Torino 2009. La morte che, quando arriva, arriva sempre per la prima volta, ci trova invariabilmente impreparati. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. La morte ci aiuta a prendere il tempo sul serio. La morte, Einaudi, Torino 2009. La morte e la vita non sono mai contemporanee - tranne forse lo spazio di un istante, tranne forse la durata infinitesimale di una scintilla o di un battito di ciglia. La morte, Einaudi, Torino 2009. La morte è possibile a ogni istante. La morte, Einaudi, Torino 2009. La morte è questo: la completa eguaglianza degli ineguali. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. La morte è un evento che ha luogo. La morte, Einaudi, Torino 2009. [La morte] è un fenomeno demografico, medico - e questo senso è la cosa più banale del mondo. Ma è anche una tragedia personale, unica nel suo genere, ineguagliabile per chi abbia perduto il proprio figlio, la moglie, i genitori... C'è dunque un contrasto fra l'unicità di una disgrazia che fa perdere il gusto di vivere e l'insignificanza dell'evento. Per il medico, la morte diventa molto rapidamente qualcosa si banale. Un morto è presto sostituito: la vita man mano richiuse i vuoti. Tutti sono sostituibili: qualcuno scompare, un altro occupa il suo posto. Si tratta della morte alla terza persona: la morte di uno qualsiasi, magari di un passate colpito da un'embolia. È la morte senza mistero. (...) Le tragedie individuali non nuocciono affatto al genere umano. (...) Per quanto riguarda invece la morte alla prima persona, vale a dire la mia, ebbene non posso parlarne, proprio perché sitratta della mia. Ne porto il segreto - se segreto v'è - nella tomba. Non resta che la morte alla seconda persona, la morte di un congiunto - che è l'esperienza filosofica privilegiata, in quanto è tangenziale alle altre due. È quella che più assomiglia alla mia, senza essere la mia, ma senza essere neppure la morte impersonale e anonima del fenomeno sociale. È un altro da me - io allora sopravviverò: posso vederlo morire; lo vedo morto. È un altro da me - ma nello sesso tempo è ciò che mi tocca da vicino. Dopo, non resta che la mia morte. La filosofia della morte per noi nasce appunto dall'esperienza del congiunto che ci è al fianco. Un'esperienza che nessuno cerca, ma che in fondo ognuno di noi ha fatto, prima o poi, suo malgrado. Questa morte ha poiun'ulteriore importanza perché, quando scompaiono i propri genitori scompare l'ultima barriera biologica. Dopo, tocca a noi. Il che non è un pensiero piacevole... Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. La morte effettiva di qualcuno ci porta sempre qualcosa di inedito e di imprevisto. La morte, Einaudi, Torino 2009. La morte fa vacillare retroattivamente la finalità della nascita, e in generale l'utilità della breve passeggiata che la vita ci fa fare nell'eternità del nulla. La morte, Einaudi, Torino 2009. La morte gioca a nascondino con la coscienza: dove io sono, la morte non c'è; e quando la morte c'è, sono io a non esserci più. Finché io sono, la morte deve ancora venire; e quando la morte arriva, qui e ora, non c'è più nessuno. Delle due l'una: o coscienza, o presenza della morte. La morte, Einaudi, Torino 2009. La morte, lo sappiamo, è qualcosa che capita solo agli altri. La morte, Einaudi, Torino 2009. La morte non è affatto una trasformazione o metamorfosi, vale a dire passaggio da una forma a un'altra forma, ma è nichilizzazione, vale a dire passaggio da una forma all'assenza di ogni forma. La morte, Einaudi, Torino 2009. La morte non è mai naturale! Semplicemente, nelle persone molto vecchie la possibilità di morire aumenta sempre di più, data a fragilita del sistema arterioso, la recettività dell'organismo ai microbi, ecc. Insomma, aumentano sempre più le possibilità che muoiano per un'inezia. Ma occorre pur sempre un'inezia, per quanto impercettibile La morte puramente naturale di un vecchio che si spegne, come una candela che si è bruciata fino in fondo, penso non esista. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. La morte rappresenta la precarietà, la fondamentale inconsistenza di tutto quel che è umano. La morte, Einaudi, Torino 2009. Ma la morte stessa di qualcuno, non è forse una sempre nuova banalità? La morte, Einaudi, Torino 2009. La preoccupazione del futuro esprime in ultima analisi il presente-a-venire della morte, poiché la morte è il supremo avvenire e il futuro di tutti i futuri. La morte, Einaudi, Torino 2009. La "preoccupazione" è lo stato di una coscienza occupata in anticipo da ciò che non esiste ancora, dalla presenza assente di ciò che sarà più tardi. La morte, Einaudi, Torino 2009. La pura noia è il sentimento che non c'è alcun sentimento, il che significa la possibilità di tutti i sentimenti. Vladimir Jankélévitch, L'avventura, la noia, la serietà, Marietti, Genova 1991. La repulsione non è forse un'attrazione al contrario? La morte, Einaudi, Torino 2009. La senescenza, normalmente impercettibile, accelera e s'impenna all'improvviso in maniera fulminea. La morte, Einaudi, Torino 2009. La vita umana comincia con la nascita e finisce con la morte. Ma tra queste due cose non c'è niente in comune, non sono mai date insieme in un'esperienza simultanea E se si fa un confronto, benché siano incomparabili, è solo per dire che fra l'una e l'altra tutto cambia completamente, poiché nella nascita il nulla sta prima, mentre nella mortasta dopo. (...) Perciò la nascita e la morte non possono assolutamente essere paragonate. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Lo dicevano i teologi: mors cera, hora incerta - la morte è certa ma l'ora (grazie a Dio!) è incerta. Dunque, è sì necessario ch'io muoia, ma a una data imprecisata, presto o tardi, il più tardi possibilie... E così, fra la certezza del fatto e l'incertezza della data s'incunea la speranza indeterminata. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Lo scorrere del tempo esercita sugli esseri e sulle cose un'azione degradante. La morte, Einaudi, Torino 2009. Meno gli uomini sanno, più parlano. La morte, Einaudi, Torino 2009. Meno si sa, più si parla. La morte, Einaudi, Torino 2009. Molto spesso i credenti, che hanno credenze ingenue sull'al dilà, vedono la morte come una sopravvivenza e l'al di là come un prolungamento dell'al di qua - e nelle forme più comode: non vi saranno più limiti; ognuno conoscerà la felicità; niente più malattie; non si dovrà più morire, dato che non si vive più, ecc. Tutto questo non è serio, ma significa "frivolizzare" la morte. E allora, forse, prenderla sul serio è proprio dire assolutamente non so, non posso saperlo - se lo sapessi, non sarebbe la morte. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Morire è la condizione stessa dell'esistenza. In ciò mi rifaccio a tutti coloro che hanno detto che è la morte a dar senso alla vita. Essa è il non-senso che dà un senso negando questo senso. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Nessuno detiene il segreto della morte. La morte, Einaudi, Torino 2009. Noi non sappiamo qual è il senso dell'esistenza, né perché ci è dato l'essere anziché il niente. La morte, Einaudi, Torino 2009. Non si muore che una volta, ed è finita per sempre! La morte, Einaudi, Torino 2009. Normale e patologica al contempo, la mortalità è la malattia di tutte le malattie, la malattia dei malati così come di chi sta bene, lamalattia di quelli che "hanno qualcosa" e la malattia di chi non ha nullae non ha male da nessuna parte, la malattia di coloro che moriranno a trent'anni e la malattia di chi morirà di vecchiaia a novant'anni; la morte è la malattia della salute! La morte, Einaudi, Torino 2009. Ogni decisione che uno prende - per quanto riflessivo e filosofo egli sia - è sempre istantanea, relativa al momento della giornata, allo stato in cui si è quando viene presa ecc. Salvo rare eccezioni, quando si tratta di una decisione maturata dietro riflessione. Come nel casodi coloro che decidono di suicidarsi. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Ogni destino è unico nel suo genere e non è simile a nessun altro. La morte, Einaudi, Torino 2009. Ottimismo e pessimismo sono due letture opposte di un unico testo. La morte, Einaudi, Torino 2009. Per me la mia morte è la fine di tutto, la fine totale e definitiva della mia esistenza personale e la fine dell'universo intero, la fine del mondo e la fine della storia; la fine del mio tempo vitale è certo per me la fine dei tempi, la tragedia metafisica per eccellenza, l'inconcepibile tragedia della mia nichilizzazione, mentre la morte dell'altro da me è un incidente tra i più comuni. Viceversa la mia morte per l'universo non è una catastrofe così grande, ma solo un accadimento impercettibile e una sparizione irrilevante che non turbano per niente l'ordine generale, non interrompono per niente il corso normale delle cose. La morte, Einaudi, Torino 2009. Purtroppo, col passare degli anni, la morte diviene sempre più probabile e la buona salute sempre più miracolosa; poiché l'usura dell'organismo non smette di aumentare, le possibilità di sopravvivere tendono allo zero e la certezza di morire verso il cento per cento; a lungo termine insomma diventa inverosimile sfuggire all'accidente fatale. La morte, Einaudi, Torino 2009. Qualcosa di incurabile ci sarà sempre, ed è la morte - la malattia delle malattie che, a differenza di una malattia qualsiasi, sempre curabile, è la malattia anche di quelli che stanno bene. Qui ritroviamo, allora, il nostro tema: la morte come parte integrante, essenziale della vita. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Quando un uomo è scomparso, ci si ricorda dei suoi giorni da vecchio più che dei suoi inizi. La morte, Einaudi, Torino 2009. Se l'anima non va da nessuna parte dopo la morte, è perché, a dire il vero, già non era da nessuna parte durante la vita. La morte, Einaudi, Torino 2009. Se l'uomo invecchia a poco a poco, progressivamente, giorno dopo giorno, la coscienza d'invecchiare arriva invece tutt'an un tratto e in un colpo solo... Un mattino facendosi la barba! La morte, Einaudi, Torino 2009. Se lungo tutta l'esistenza si può essere sostenuti, confortati e aiutati - ebbene, il passo della morte, l'istante mortale va varcato da soli. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Si muore soli, dice Pascal; e Valéry: "sono nato parecchi, sono morto uno solo". Vale a dire: per quanto si sia circondati da altri, si deve valicare da soli questo passo angosciante in cui nessuno può sostiuire nessuno e che ciascuno deve affrontare da solo. La morte, Einaudi, Torino 2009. "So che morirò, ma non ci credo", dice Jacques Madaule. Lo so, ma non ne sono intimamente persuaso. Se ne fossi persuaso, completamente certo, non potrei più vivere. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Tutti trovano abbastanza normale che qualcuno che non era cominci ad essere. E allora perché ciò che ha avuto inizio non dovrebbe finire? Da notare però che affrontare così la difficoltà non significa trovare una risposta e risolverla: dire che qualcuno appare, non dissipa l'oscurit della scomparsa, dell'annichilimento Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Un giorno o l'altro, presto o tardi, in tutti i modi e in tutti i casi, la morte avrà l'ultima parola. La morte, Einaudi, Torino 2009. Un segreto si scopre, ma un mistero si rivela - ed è impossibile scoprirlo. Pensare la morte?, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. Unica nel suo genere è l'originalità della vita più banale. La morte, Einaudi, Torino 2009. |