Altri ci ha conosciuto prima che noi conoscessimo noi stessi, ed altri ci conoscerà (o meglio ci rammenterà) allorchè noi avremo cessato di conoscere noi stessi, cioè d’aver coscienza di noi stessi. E come stettero attorno alla nostra culla le tenere cure dei nostri simili, staranno le pietose ricordanze di essi a guisa di fiori sentimentali sulla nostra tomba.
La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Amico mio, tu non puoi esistere che una sola volta, poichè tutto ciò che ha vita individuale, che è forte e bello, non esiste che una volta sola! La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. "Che cosa è di me?", si può domandare l'uomo posto a faccia a faccia con sé stesso: "Che cosa è della vita, che cosa della morte? Nessuno si preoccupa che iosia o non sia. E una volta morto, sono senza dolore e senza coscienza." Critica della filosofia hegeliana, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. Chi da critico osservatore ha studiato nelle sue diverse fasi la comune popolar credenza alla vita d'oltre tomba, ha trovato altresì che il significato di essa è appunto la vita attuale immaginata e sperata qual cosa continuata senza limiti, senza fine in un mondo altresì immortale. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. «Chi ha sentito Amore ha sentito tutto intiero l'Universo.» Così dissero alcuni Mistici al Medio Evo. (...) Amore è una fiamma conservatrice ad un tempo e distruggitrice della nostra esistenza personale, sicchè egli è affermazione e negazione al tempo stesso. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Ciò che rimane dell'uomo dopo la sua fine in questo mondo, ciò che distinguesi dal suo cadavere, e che la credenza divulgata fra le nazioni ha voluto dire immortale, altro non è in sostanza che la immagine, il ritratto, in reminiscenza, dello stesso uomo, allorchè ancor vivente. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Dimostrare null'altro vuol dire che far giungere un altro alla mia stessa convinzione. La verità sta esclusivamente nell'unione dell'io col tu. Critica della filosofia hegeliana, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. Dio è la Morte, e la Morte è Dio. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Dio è il limite, la fine della nostra individualità, ossia la nostra Morte, precisamente come egli è l'origine della nostra esistenza. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Dove non è esistenza, ivi non è nemmeno Morte. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Egli è manifesto che noi non esistiamo se non in quanto sentiamo, ci accorgiamo di esistere, e che per conseguenza una esistenza dell'anima nostra, anteriore o posteriore alla nostra attuale, e della quale non ci accorgessimo punto, cioè a nostra insaputa, sarebbe una non esistenza, un nulla. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Essenza d'ogni sensazione è d'essere peritura. (...) Se voi siete adesso l'individuo A o B, voi lo siete colla indeclinabile condizione di esserlo nel tempo e nello spazio, cioè per un tempo limitato. Riesce dunque assurdo, impossibile l'attribuire allo individuo umano, in un altro mondo, una felicità perpetua, una sensazione mai interrotta, una esistenza individuale d'eternità in eternità. Nol potete senza abdicare alla luce della Ragione; e senza cacciarvi di proposito in braccio alla sfrenata fantasia, alla eccentrica immaginativa, che pur troppo è sempre la grande Taumaturga nel mondo nostro. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Gli uomini non vogliono intenderla del morire veramente in Dio; ma si ostinano a voler prolungata la personale loro esistenza anche oltre la tomba estendendola all'infinito, in una durata indefinita, eterna, in luogo indefinito. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. I più profondi misteri giacciono nelle più semplici cose della natura. Critica della filosofia hegeliana, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. Il còmpito dell'età moderna è stato quello di realizzare ed umanizzare Dio, vale a dire di trasformare e risolvere la teologia in antropologia. Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. Il definitivo sparire d'un oggetto reale, cioè la Morte, è un entrare nel regno dell'infinito; o meglio, la morte è la fine del finito. (...) Noi moriamo perchè satolli della vita, perchè la nostra esistenza ha già assorbito tutto quanto erale dato assorbire col suo palpito vitale. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Il Nulla non esiste già come esistono i monti, gli alberi, gli animali; ma è una semplice negazione d'ogni esistenza. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Il sentimento precede il pensiero. Tesi provvisorie per una riforma della filosofia, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. L'Amore è la negazione, l'antitesi dell'Egoismo. Senza il possesso della cosa amata esiste un vuoto nella nostra esistenza, ed Amore è alla volta la fonte della nostra gioja e del nostro dolore; e cosa è mai la gioja se non la percezione dell'esser nostro, il sentimento della nostra esistenza? La gioja dunque è affermazione mentre il dolore è negazione, o meglio la percezione della nostra non esistenza, della nostra distruzione, ed il dolore al suo colmo produce la morte fisica. Segue da tutto questo che l'Amore è causa al tempo stesso e della nostra vita e della morte nostra. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. L'arte procede dal sentimento che la vita terrena è la vera vita, che il finito è l'infinito; scaturisce dall'entusiasmo per un essere determinato e reale considerato come l'essere supremo e divino. Tesi provvisorie per una riforma della filosofia, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. L'arte suprema del pensatore, e insieme la sua più grande forza, sta nel porre in dubbio sé stesso. Critica della filosofia hegeliana, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. L'artista presuppone negli altri i senso del bello: non vuole e non può fornirlo egli stesso. Critica della filosofia hegeliana, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. L'ateismo è il panteismo alla rovescia. Tesi provvisorie per una riforma della filosofia, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. L'elemento costitutivo dell'Uomo considerato come essere morale è la Libertà dello agire, o meglio la libera volontà. Come elemento, come essenza, la volontà è uguale fra gli uomini. Io voglio, voi volete, tutti vogliono: ma sebbene gli scopi di tutte queste volontà sieno quasi sempre differenti, l'atto però della volontà è identico in tutti. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. L'essere esiste nella realtà, anzi è la stessa realtà; il nulla, il non essere, esiste soltanto nella rappresentazione e nella riflessione. Critica della filosofia hegeliana, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. L'idea di una esistenza oltre tomba, ed individuale, è in sostanza quella della nostra vita attuale continuata, e migliorata di molto sulla nostra vita presente, e passata. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. L'ipotesi che l'Uomo dopo la sua morte vada errando d'astro in astro è del tutto sconveniente ad una intelligenza soda ed illuminata. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. L'opposto dell'essere, s'intende dell'essere in generale come lo considera la logica, non è il nulla, ma l'essere sensibile, concreto. L'essere sensibile nega l'essere logico: l'uno contraddice all'altro. La risoluzione di questo contrasto sarebbe la prova della realtà dell'essere logico, la prova che esso non è quell'astrazione che appare all'intelletto. Critica della filosofia hegeliana, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. L'uomo rozzo e passionato dice a sé medesimo: come farò io a dividermi dagli oggetti che io amo? Li ho avuti con me in vita, li avrò anche con me dopo la morte. Ed ecco ridotta alla sua più intima e semplice ragione la credenza alla individuale immortalità. Certo che la nostra memoria non isparisce insieme colla nostra vita terrena, ma sopravvive cara e longeva nei nostri amici superstiti, e questo è un fatto che nissuno può negare. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. La credenza alla Immortalità propriamente detta, non è già una opinione ingenua, e per dir così di primo getto: ma è il prodotto di ragionamenti sofistici e strani. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. La filosofia è la conoscenza di ciò che è. La legge suprema, la suprema missione della filosofia consiste nel pensare, nel conoscere le cose e le essenze come sono. Tesi provvisorie per una riforma della filosofia, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. La fonte della poesia è il dolore. Solo colui che sente la perdita di un essere finito come una perdita infinita è capace di entusiasmo lirico. Solo la dolorosa ecciazione del ricordo in ciò che non è più, è ciò che crea primamente nell'uomo l'artista e l'idealista. Ma la fede nell'al di là fa di ogni dolore un'apparenza, un errore. Tesi provvisorie per una riforma della filosofia, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. La morte nostra è ad un tempo la morte della morte. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. La teologia è la fede nei fantasmi. Ma mentre la teologia comune ha i suoi fantasmi nell'immaginazione dei sensi, la teologia speculativa li ha nell'astrazione dell'intelletto. Tesi provvisorie per una riforma della filosofia, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. La terrestre esistenza dell'Uomo è per lui la totale ed unica esistenza, ed egli quindi non rivivrà più in alcun altro luogo. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. La verità non esiste nel pensiero, non esiste nel sapere considerato in sé stesso. La verità non è altro che la totalità della vita e dell'essere umano. Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. La vita nostra terrena è lunga e non brevissima, e se alla nostra idea pare corta egli è per ciò solo, che noi degli anni, dei giorni, dei momenti passati non tenghiamo conto altrimenti che come non esistenze, e facciamo come l'avaro, che non guarda più ciò che possiede ma soltanto ciò che aspira a posseder nell'avvenire. Così, colui che avesse vissuto migliaja d'anni, riguarderebbe tutto il suo passato come pochi minuti, lo considererebbe come cosa efimera come perduta nel baratro del nulla. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Lo spazio e il tempo sono le forme entro cui ogni essere esiste. Solo l'esistenza nello spazio e nel tempo è esistenza. La negazione dello spazio e del tempo è sempre e soltanto la negazione dei loro limiti, non della loro essenza. Una sensazione, iuna volontà, un pensiero, un essere fuori del tempo, non sono nulla. Tesi provvisorie per una riforma della filosofia, in Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1948. Lungi dallo esser la morte una legge terribile, un giogo, una catena impostaci da una forza esterna a noi, essa non è che il complemento normale, il corso regolare della nostra interna costituzione. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 186. Noi portiamo la Morte entro noi stessi fin dal nostro primo concepimento nell'utero materno, sicchè in noi non v'ha fibra, non malecola che non contenga in germe il morir nostro. (...) La Morte non ci arriva già da fuori quale uno scheletro gigantesco a cavallo, ed armato di una grande falce, come la immaginava e rappresentava il Medio-Evo, ma invece la Morte vera sorge dal profondo stesso del nostro individuo, dalla nostra propria essenza. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Noi siamo persone, quindi noi morremo e non ritorneremo più né in questo mondo né altrove. (...) Ma voi non volete rassegnarvi a tal sorte e volete essere immortali; il vostro Me rifugge dallo spoglio dell'esistenza. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Ora, ammettendosi un'altra vita dove ognun di noi tornerebbe a mostrarsi nella sua individualità personale, conseguita che voi sarete forzati a trasportare altrove queste agglomerazioni di vita attuale e distinte fra loro; sia nella profondità dello spazio, sia nell’'alto dei cieli, non importa il dove, e così eccovi ricomparire una bella copia della vita attuale. Avrete un bel difenderla, purgarla della materialità della vita terrestre; sarà sempre in effetto una copia di questa nostra vita, ingrandita, abbellita quanto volete ma sempre essa in sostanza, nè altra sapreste immaginarne che alla medesima non somigliasse. (...) Ed allora, ripetiamo, la pretesa "altra" vita non sarebbe che una seconda edizione, emendata e ampliata quanto vi piace; ma sempre una ripetizione di questa vita terrena. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Quand'anche voi non abbiate abbastanza meditato sulla nozione di Dio, voi per lo meno non potete ignorare che con questo nome s'intende un che di assoluto, d'infinito. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Meglio che cercar di viver lungamente, ciò che insegna la vera saggezza si è di cercar di vivere da uomini virtuosi ed intelligenti. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Sarà di noi dopo la nostra morte lo stesso che già è stato prima della nostra nascita. Questa idea, per lo meno, è per me come instintiva ed anteriore a qualunque discettazione, e porta seco alcun che d'attraente ed invincibile, sebbene non possa dirsi per ancora apoditticamente dimostrata, e forse non pochi che non osano confessarlo apertamente la pensano al par di me in questo grave argomento. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Se si piange sui morti è precisamente per questo: che essi perdono la vita terrena, e noi perdiamo la loro amata compagnia, e quasi involontariamente schizzano qua e là delle frasi da questo e da quello individuo, comprovanti questo vero, cioè che in sostanza la pretesa altra vita è un ben magro compenso alla perdita dell'attuale, ed i selvaggi (nemmeno gli uomini civilizzati) non piangerebbero per certo così amaramente i loro defunti se fermamente credessero che la estinta vita di quelli non fosse veramente estinta. Che, infine, la nostra umana Natura non è poi tanto illogica, tanto ipocrita, o meglio tanto impazzita da pretendere ad un tempo stesso che si creda alla immortalità dell'umana anima individuale, e che dell'uomo i congiunti ed amici si coprano di lutto, di pianto, e di desolazione, alla di lui morte. Tutt'al più si manifesterebbe un dolore, un cordoglio simile a quello che si prova al partir di un figlio o di un fratello per un lunghissimo viaggio; ma non un dolore così disperato, e profondo da spingere qualche volta perfino al suicidio! La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Senza il suo corpo di carne e di ossa l'individuo umano è un bel nulla e, disorganizzato quello, l'individuo sparisce dalla terra. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Siasi qualunque il principio fondamentale della nostra esistenza, egli è ad un tempo quello della nostra morte ed ogni determinazione d'essenza dell'essere nostro importa la nostra affermazione, e la nostra negazione, cioè la nostra vita, e la morte nostra. E pria di tutto ecco il tempo e lo spazio: queste due affermazioni della esistenza nostra sono altresì due negazioni per essa. Noi non esistiamo, non abbiamo cominciato ad esistere, non cesseremo d’esistere che nello spazio e nel tempo. Spazio e tempo ecco i due limiti, i due elementi in cui è circonscritta la nostra esistenza individuale, sicchè lo individuo fuori del tempo e dello spazio è nullo, e la nostra vita individuale non può essere che temporale e locale. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Siccome fisiologicamente, e psicologicamente, l'uomo prova come una necessità di credere (malgrado la brevità di sua vita) quali indissolubili i suoi legami d'amore e d'amicizia coi suoi simili, non che cogli Dei, così sente altresì la necessità di rappresentarsi come indefinita ed eterna la sua propria esistenza, sotto pena di venirgli meno il coraggio del vivere, cioè dallo agire, e del soffrire. Sopra ciò nissun dubbio: ma da questa specie di necessità (per il comune degli uomini) del pensare, cioè, ad una Immortalità, non sorge affatto per conseguenza la necessità della Immortalità medesima. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Sopra questa espressione - Non esistenza - sono ben pochi che adeguatamente stanno a riflettere. Ora essa è per me appunto lo stato anteriore alla mia nascita e ciò che sarà dopo la mia morte. Non è già l'apatia, lo svenimento, giacchè questi possono in tal qual modo esser sentiti dall'Uomo, ma è piuttosto il nulla! Quel nulla che, trattandosi di un essere pensante e sensibile che vi si adagi dentro, parmi che abbia il valore stesso di ciò che dicesi la suprema felicità. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Tanto gl'increduli che i credenti abborrono egualmente dalla morte, lo che insomma viene a significare che il desiderio, la speranza di una esistenza oltre tomba, sono cose del tutto illusorie, buone soltanto nella, e per la, immaginazione; e paventose di vedersi smascherate allorchè prese seriamente ad esame critico-dialettico. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Una esistenza detta spirituale senza la concomitante materiale è una esistenza immaginaria, astratta, ossia negativa, ossia nulla. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Una esistenza solitaria equivale al nulla, e la stessa parola "esistere" implica in sé una svariatissima quantità di mutui rapporti, di reciproche comunicazioni. Adunque tutto ciò che esiste deve necessariamente trovarsi complicato in combinazioni innumerevoli con miriadi d'altre speciali esistenze. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Vivere significa impiegare altri esseri come mezzi per i propri fini, significa affermarsi a dispetto di altri esseri, significa essere un essere che si rapporta solo a sé stesso, assoluto. La vita è egoismo. Chi vuole che non esista l'egoismo, vuole che non esista la vita. Solo chi è morto è senza egoismo. L'essenza della religione, Einaudi, Torino 1948. Voi amate. Ciò importa che voi riconoscete la insufficienza, la nullità del vostro Egoismo, e ricercate nella cosa amata il complemento della vostra esistenza. Ora fintantochè noi amiamo, noi viviamo nella negazione di noi medesimi, e nell'affermazione d'un altro nostro "Me", la cosa amata. Così la nostra morte materiale non è insomma che il nostro amore, la nostra negazione manifestata in una forma speciale. Adunque può asserirsi con ragione che la idea della Morte e quella dell’Amore sono in sostanza identiche fra di loro. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Voi tremate all'idea dell'annullamento personale dopo la vostra morte: ma non ricordate già che eravate morti pria di nascere al mondo? Già, prima assai del nascer vostro la vita umana terrestre brillò di movimento, di vegetazione, di luce, e tal sarà lungamente dopo la vostra morte. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. Voi uscirete una volta dal mondo della umana Coscienza, ed altri vi entreranno, a persone succederanno persone, né il genere umano soffrirà per la sparizione vostra o di chiunque altro. L'Umanità, lo spirito la coscienza sono eterni: ma gli objetti di tutte queste cose, ossia gl'individui umani, vengono e vanno d'in sulla scena del mondo. A chi poi tanto si affanna e si spaventa di questo nulla d'oltre tomba noi domandiamo perchè non abbia altrettanto orrore di quel nulla che per lui ha preceduto la sua terrena esistenza. Si ha un bello affermare da taluni che lìuomo abbia esistito altra volta prima di questa vita attuale; ma di una tale esistenza non si hanno prove di sorta. La morte e l'immortalità, Monti, Palermo 1866. |