• NOTA
    Tutte le citazioni qui riportate sono tratte da Émilie du Châtelet, Discorso sulla felicità, Sellerio editore, Palermo 1992.



    Abbiamo un bel dire, ma l'amore di sé è sempre la molla, più o meno nascosta, delle nostre azioni.

    Credo che sia più facile essere felici quando non si rinnega il proprio stato e non lo si vuole cambiare a tutti i costi.

    Dobbiamo convincerci che se non si è in buona salute non si può essere veramente felici e, perciò, dobbiamo saper affrontare dei sacrifici per conservarcela senza troppo addolorarci.

    È indispensabile essere virtuosi perché non si può essere viziosi e felici.

    Gli infelici sono riconoscibili perché hanno bisogno degli altri, amano raccontare le loro disgrazie, ricercano rimedi e conforto. Le persone felici, invece, non cercano nulla né richiamano l'attenzione degli altri sulla loro felicità: gli infelici sono interessanti; la persona felice rimane nell'ombra.

    I nostri piaceri si affievoliscono facilmente con la sazietà.

    Il nostro unico scopo nella vita è quello di procurarci delle sensazioni e dei sentimenti piacevoli. I moralisti che raccomandano agli uomini di soffocare le passioni e di dominare i desideri per essere felici, non conoscono affatto il cammino della felictà. Si è felici soltanto quando i piaceri e le passioni sono soddisfatti: le passioni, però, non sempre procurano la felicitià, e allora dobbiamo contentarci dei piaceri.

    L'ambizione è una passione dalle quale, io credo, occorra difendere il proprio animo, se si vuole essere felici (...). Il pericolo dell'ambizione sta nel far dipendere la nostra felicità dagli altri e meno siamo dipendenti tanto più ci è facile essere felici.

    L'uomo più felice è colui che non vuole cambiare il proprio stato.

    La morte è un'idea che ci addolora sempre, sia che si pensi alla nosgtra che a quella delle persone che amiamo: perciò dobbiamo evitare tutto quello che ci può ricordare questo evento.

    La nostra felicità non dipende soltanto dalle gioie attuali ma anche dalle nostre speranze e dai nostri ricordi. Il presente si arricchisce del passato e del futuro.

    Le passioni, oltre in trent'anni, non si provano più con la stessa impetuosità.

    Negli uomini la vanità sopravvive all'amore.

    Non c'è nulla da fare, se non dimenticare chi non ci ama.

    Non credo ci sia un sentimento più dolce di quello che si pova quando si è compiuta un'azione virtuosa che merita la stima della gente onesta.

    Non possiamo sempre guardare indietro; dobbiamo, invece, allontanare il ricordo dei nostri errori.

    Non varrebbe la pena di sopportare la vita, se l'assenza del dolore fosse il nostro unico scopo. Il nulla sarebbe meglio, poiché sicuramente è lo stato in cui si soffra meno. Occorre dunque cercare di essere felici.

    Ogni età ha la felicità che gli è propria.

    Penso che l'amore per lo studio, fra tutte le passioni, sia quella che contribuisce maggiormente alla nostra felicità.

    Per avere delle passioni, per poterle soddisfare, si deve essere in buona salute: è questo il bene principale.

    Per essere felici dobbiamo sconfiggere i pregiudizi, essere virtuosi, stare bene in salute, avere dei desideri e delle passioni ed essere sensibili alle illusioni, perché da esse traiamo la maggior parte dei nostri piaceri, e infelice è colui che le perde Non dobbiamoallontanare con la ragione l'illusione.

    Per essere felici si deve essere virtuosi.

    Più i sentimenti piacevoli sono forti, più si è felici.

    Più la felicità dipende da noi stessi e più è sicura; eppure la passione che può dare il piacere più grande e rendere le persone più felici, mette la nostra felicià interamente alla dipendenza degli altri: si capisce che parlo dell'amore. Questa passione è forse la sola che possa farci desiderare di vivere. (...) Eppure (...) esiste, forse, un sentimento più illusorio dell'amore?

    Rimane sempre il vago desiderio, peraltro chiuso in fondo al cuore, di far parlare di sé dopo la propria morte.

    Se il presente fosse il nostro unico scopo, i nostri piaceri sarebbero ben più limitati di quanto non siano. La nostra felicità non dipende soltanto dalle gioie attuali ma anche dalle nostre speranze e dai nostri ricordi. Il presente si arricchisce del passato e del futuro.

    Si conosce di più l'amore attraverso l'infelicità che procura che per la felicità, spesso misteriosa, che diffonde nella vita degli uomini.

    Si crede comunemente che sia difficile essere felici e ci sono molte ragioni per crederlo, ma sarebbe più facile esserlo se gli uomini facessero precedere le loro azioni dalla riflessione e da una progettualità.

    Si deve decidere bene ciò che si vuol essere e ciò che si vuol fare, ma questa chiarezza purtroppo manca a tantissimi uomini. È la condizione primaria, invece, per essere felici.

    Si è felici soltanto quando i piaceri e le passioni sono soddisfatti.

    Un'altra fonte di felicità è il non aver pregudizi, e il non averli dipende soltanto da noi.

    Uno dei grandi segreti della felicità è moderare i desideri e amare ciò che già si possiede.